Una corretta alimentazione può aiutare a proteggerci dal contagio da Coronavirus SARS-CoV-2* o dal suo impatto sull’organismo?
In merito a ciò, cosa ci dice la scienza a distanza di circa due anni e mezzo dalla comparsa del COVID-19**?
Con la Dott.ssa Erica Cassani – medico chirurgo specializzato in Scienza dell’Alimentazione, Medicina Tradizionale Cinese e Agopuntura e docente di “Nutrizione” dell’Università degli Studi di Milano – abbiamo provato a riassumere e interpretare i principali risultati di alcuni studi di diverso tipo su “nutrizione e COVID-19”, nonché a porre uno sguardo all’importanza di un adeguato stile di vita in generale, dell’informazione su questi temi e della nutrizione nella pratica medica, così pure al “dove e al come” stiamo andando a livello sanitario e sociale e al modo di cucinare e fare la spesa.
DIETA MEDITERRANEA, ma anche adeguato esercizio fisico e “no fumo”
Uno studio spagnolo su 5.194 partecipanti escluso personale sanitario e basato sull’utilizzo di questionari (test febbraio-marzo 2020 – coorte prospettica SUN, “Seguimiento Universidad de Navarra”), indica che
una maggiore adesione alla dieta mediterranea ha un potenziale effetto di difesa sul rischio di contrarre il “Coronavirus”e di sviluppare i relativi sintomi.
Nella prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2 e dei sintomi del COVID-19, il modello dietetico mediterraneo complessivo, caratterizzato cioè dalla combinazione sinergica dei suoi componenti, sembra essere più importante rispetto all’assunzione di singoli “alimenti”.
Dall’esame di “vari gruppi alimentari e COVID-19”, di significativo è emerso che solamente il consumo di prodotti lattiero-caseari interi potrebbe influire negativamente sulla possibilità di contagiarsi con il nuovo coronavirus e su quella di presentare sintomatologia correlata. Ma gli autori precisano che in letteratura le prove coerenti sulla relazione tra “latticini e COVID-19” sono limitate[1].
Una revisione narrativa, inoltre, evidenzia il possibile contributo della Dieta Mediterranea nel “ridurre la suscettibilità a SARS-CoV-2, in associazione con il non fumare e l’esercizio fisico regolare” (n.d.r. la parola “suscettibilità”, contestualmente ai dati riportati nell’analisi, pare essere usata in senso estensivo, ovvero comprendente l’esposizione al Coronavirus SARS-CoV-2 in termini di “possibilità di infettarsi” e/o di farlo “con più conseguenze”, inclusi “gravità e mortalità”)[2].
Dott.ssa Cassani, la dieta mediterranea, già associata a possibili effetti positivi come minor rischio di mortalità totale, di incidenza complessiva dei tumori e di patologie quali diabete, malattie cardiovascolari e neurodegenerative, potrebbe concorrere a “contrastare il Coronavirus” (far sì che il virus non entri/non si replichi nell’organismo e/o non crei “danni/complicanze”) – unitamente alle misure disposte a livello istituzionale, ad un corretto stile di vita nell’insieme e ad eventuali altri fattori – principalmente grazie alle sue potenziali proprietà “immunomodulatorie-antinfiammatorie”?
Sì, la dieta mediterranea tradizionale è ricca di cereali integrali, verdura, frutta fresca e a guscio, legumi e semi, prevede l’utilizzo di olio di oliva (meglio se extravergine) così come un discreto consumo di pesce (orientativamente due, tre volte a settimana e di piccola taglia per limitare l’assunzione di contaminanti come i metalli pesanti), alimenti che contengono diverse sostanze che possono avere risvolti favorevoli sul sistema immunitario e sullo stato antinfiammatorio, di conseguenza, pure sulle infezioni o sul loro sviluppo.
Quello che è fondamentale capire nel caso delle “malattie infettive”, compreso il COVID-19, è che non ci si contagia (infezione) o ammala con manifestazioni più o meno gravi solo perché si viene a contatto con l’agente patogeno (es. SARS-CoV-2) , ma ciò dipende anche dalle condizioni dell’organismo che il patogeno trova. Se le nostre difese immunitarie sono deboli e siamo infiammati perché mangiamo male, non ci muoviamo, fumiamo ecc., rischiamo di più.
Dieta mediterranea significa inoltre basso-moderato consumo di uova e latticini (primariamente formaggio e yogurt), poca carne (preferibilmente bianca e da evitare quella processata) e limitati cibi raffinati e alcol[3].
QUALCHE ALTRO DATO su “ALIMENTAZIONE e COVID-19”
Affine ai risultati “Dieta Mediterranea potenziale meno rischio di infezione da SARS-CoV-2 e relative conseguenze di COVID-19”, la conclusione di uno studio di coorte prospettico effettuato su dati di 592.571 partecipanti di Regno Unito e Stati Uniti raccolti attraverso smartphone (soggetti reclutati dal 24 marzo 2020 e seguiti fino al 2 dicembre dello stesso anno – informazioni del “COVID-19 Symptom Study” – considerazione di date varie in base alle informazioni esaminate).
Secondo questa ricerca, un’alimentazione contraddistinta da cibi sani a base vegetale (che enfatizza il consumo di alimenti come cerali integrali, frutta e verdura) è associata ad un possibile inferior pericolo e gravità di COVID-19. Ciò, probabilmente soprattutto in zone con più deprivazione socioeconomica.
È interessante riportare un passaggio di questa analisi:
“L’associazione tra una dieta sana e un minor rischio di COVID-19 sembra particolarmente evidente tra gli individui che vivono in aree di maggiore deprivazione socioeconomica. I nostri modelli stimano che quasi un terzo dei casi di COVID-19 sarebbe stato prevenuto se una delle due esposizioni (dieta – n.d.r. malsana – e deprivazione) non fosse stata presente.” [4].
Di diete a base vegetale si è occupato anche uno studio “caso-controllo” che ha indagato il rapporto fra “vari modelli dietetici e il COVID-19” attraverso un sondaggio Web rivolto a circa 3.000 operatori sanitari molto esposti a pazienti affetti da COVID-19. L’esame ha riguardato sei paesi (Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, USA) ed il periodo dal 17 luglio al 25 settembre 2020.
Chi seguiva “diete a base vegetale” e “diete a base vegetale o diete pescetariane“, ha avuto rispettivamente il 73% e il 59% in meno di probabilità di COVID-19 da moderato a grave in confronto a coloro che avevano mangiato in altro modo.
Le “diete a basso contenuto di carboidrati e ad alto contenuto proteico” hanno fatto invece registrare più probabilità di COVID-19 da moderato a grave rispetto alle “diete a base vegetale” e non significative maggiori possibilità di COVID-19 da moderato a grave nel paragone con “diete a base vegetale o pescetariane”.
Non è stata infine trovata nessuna correlazione rilevante fra i diversi tipi di alimentazione riferiti dai partecipanti e la “probabilità” o la durata della malattia COVID-19[5].
“ALIMENTAZIONE e COVID-19”: il TUTTO è PIÙ delle SINGOLE PARTI?
Fin qui si è parlato in particolare di modelli dietetici nel complesso.
A proposito della dieta mediterranea, ad esempio, abbiamo detto “per quanto riguarda la prevenzione del contagio da SARS-CoV-2 e dei sintomi del COVID-19, sembra che la dieta nel suo insieme, sia più importante dei componenti considerati separatamente”.
Ed il principio secondo cui è l’azione combinata di vari alimenti o comunque di nutrienti e “altre sostanze bioattive” contenuti in un dato alimento, a generare potenziali effetti favorevoli sulla salute, è normalmente quello che “più funziona” in nutrizione.
Anche se ciò non sempre appare così chiaro.
Possiamo vedere per esempio che in uno studio francese orientato ad indagare le associazioni tra alimentazione e rischio di infezione da SARS-CoV-2 in un ampio campione di popolazione con dati sierologici oggettivi (esame su 7.766 adulti facenti già parte di un’analisi denominata NutriNet-Santé, studio di coorte prospettico web-based iniziato nel 2009 che include dati vari di assunzione di alimenti e nutrienti relativi al periodo pre-pandemia – dati dietetici considerati: dall’ 1 gennaio 2018 fino a febbraio 2020 – campionamenti sangue tra maggio e ottobre 2020 – da aprile 2020, protocollo di ricerca parte del progetto SAPRIS).
non sono state trovate correlazioni tra suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2 ed indicatori della qualità complessiva della dieta.
Sono invece stati riscontrati collegamenti fra maggiori assunzioni dietetiche di:
– vitamina C, vitamina B9, vitamina K, fibre e, coerentemente, di frutta e verdura (che contengono queste sostanze congiuntamente ad altri componenti come i polifenoli) ed una minore probabilità di infettarsi con SARS-CoV-2
– calcio e prodotti lattiero-caseari ed un aumento del rischio di contagio.
Nessuna associazione, infine, con altri gruppi di alimenti o nutrienti come selenio, zinco, rame, ferro, vitamine A, D ed E. Tuttavia, è precisato nel testo dello studio, il mancato rilevamento di legami fra questi nutrienti che avrebbero dovuto avere un potenziale effetto benefico, e il rischio di infezione da SARS-Cov-2, potrebbe essere dovuto ad uno stato nutrizionale forse già adeguato di tali sostanze in termini di funzione immunitaria e ad assunzioni relativamente ridotte delle stesse tra i soggetti studiati. “Questi nutrienti è inoltre possibile siano implicati nell’attenuazione della gravità dei sintomi o della prognosi una volta infettati, ma ciò andava al di là dello scopo di questo studio incentrato sulla suscettibilità all’infezione”.
Gli autori di questa ricerca concludono poi che
“Sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio il ruolo svolto dalle abitudini alimentari sul rischio di infezione da SARS-CoV-2…
Oltre al ruolo consolidato nella prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, la nutrizione potrebbe quindi fornire una leva strategica per migliorare la funzione immunitaria a livello di popolazione e contribuire alla protezione contro l’infezione da SARS-CoV-2[6].
Dott.ssa Cassani, possiamo dire che in linea generale è una buona nutrizione nel complesso a poterci supportare “a stare bene, o meno male, al tempo del COVID-19” (e non solo), ammesso che alcune sostanze come fibre, certi micronutrienti, “composti bioattivi” e “grassi buoni” (che si ritrovano orientativamente in tutti i “tipi di corretta alimentazione” visti) potrebbero contribuire maggiormente alla regolare funzionalità del sistema immunitario e/o a tenere bassa l’infiammazione nell’organismo?
Esattamente. Sempre ed ora specialmente, la chiave fondamentale per mantenersi in salute o stare almeno meglio è adottare un’ALIMENTAZIONE VARIA, PREVALENTEMENTE VEGETALE e “INTEGRALE”, che ci fornisce appunto
FIBRE, sostanze rilevanti per il sistema immune e lo stato infiammatorio. Le fibre nutrono i microbi buoni che si trovano nel nostro intestino e lo fanno funzionare bene. Quando abbiamo un intestino sano anche le difese immunitarie saranno vigorose e capaci di difenderci dalle infezioni/dalle conseguenti malattie.
Vari studi indicano che consumando abbondanti quantità di fibre si muore meno a causa di diabete, alcuni tumori, malattie cardiovascolari e dell’apparato respiratorio-digerente, ma anche di malattie infettive.
Le fibre le troviamo essenzialmente in cereali integrali, frutta fresca e a guscio, verdura e legumi.
FITOCHIMICI come i polifenoli, tra le cui potenziali proprietà ricordiamo quelle antiossidanti ed antinfiammatorie.
“GRASSI BUONI” fra i quali vanno annoverati principalmente l’acido oleico dell’olio di oliva e gli Omega 3 di pesce azzurro, salmone, semi di lino e noci, antinfiammatori naturali
e
MICRONUTRIENTI, ovvero vitamine e minerali, sostanze preziose per sistema immunitario e infiammazione. Con le dovute distinzioni sono presenti sia in alimenti vegetali che animali – es. vit. A in vegetali giallo-arancioni, tuorlo d’uovo, latticini e pesce – vit. C in agrumi, fragole, kiwi, broccoli – vit. E in olio evo, riso integrale, frutta a guscio – vit. D in pesci grassi e tuorlo uovo – zinco in carne, pesce, cereali integrali, legumi, frutta a guscio – selenio in prodotti della pesca, carne, cereali integrali, legumi, frutta a guscio[7].
MICRONUTRIENTI: solo da “CIBI e BEVANDE” o anche da INTEGRATORI?
In questo “periodo di COVID-19” si è parlato molto di integratori e micronutrienti, soprattutto di vitamina C (chiamata anche “acido ascorbico” laddove si tratti di molecola di sintesi chimica), vitamina D (assumibile prevalentemente attraverso l’esposizione alla luce solare) e zinco.
Nonostante alcuni risultati promettenti riguardanti i micronutrienti (derivanti da studi di vario tipo) – es.:
– importanza di un adeguato stato nutrizionale di vitamine A, B6, B9 (folati), B12, C, D, zinco, ferro, rame e selenio per la salute del sistema immunitario, soprattutto di vitamina D e ferro nel “contesto COVID-19” – correlazione tra un consumo non ottimale di vitamina B12, vit. C, vit. D, ferro e l’incidenza di COVID-19 o gli indicatori di mortalità per tale malattia, specialmente in determinate popolazioni[8];
– potenziale ruolo dell’integrazione di micronutrienti quali vitamina C e D nel prevenire, e di vit. C, vit. D e zinco, nel trattare le infezioni respiratorie acute (ARI = Acute Respiratory Infection, di cui “SARS-CoV-2” fa parte)[9];
– possibilità, con alte dosi di vitamina C per via endovenosa, di migliorare l’ossigenazione e ridurre il rischio di morte nei pazienti con COVID-19[10];
[OSSERVAZIONI – “nota di lettura” utile per tutti gli studi e qualche indicazione
In caso di somministrazione di micronutrienti come vitamine C e D, ferro…, parenterale e/o in “elevate quantità” si è nell’ambito dei farmaci e non in quello degli integratori, che riguarda l’assunzione “per bocca” a determinate dosi. Gli integratori alimentari in generale sono, secondo la normativa comunitaria (Direttiva 2002/46/CE, attuata in Italia con il Decreto legislativo 21 maggio 2004, n. 169), “prodotti alimentari destinati ad integrare la dieta normale e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, sia monocomposti che pluricomposti, in forme di dosaggio, vale a dire in forme di commercializzazione quali capsule, pastiglie, compresse, pillole e simili, polveri in bustina, liquidi contenuti in fiale, flaconi a contagocce e altre forme simili, di liquidi e polveri destinati ad essere assunti in piccoli quantitativi unitari”.
Gli integratori non vanno intesi come sostituti di una dieta variata, equilibrata e di uno stile di vita sano nel complesso.
Da ricordare infine che dosi non appropriate di certe sostanze possono essere pericolose].
– potenziale vantaggio dell’inclusione dello zinco come parte del regime profilattico o terapeutico, insieme a farmaci e vaccini, nella gestione del COVID-19[11] (nello studio si parla principalmente di integratori, ma c’è anche la menzione “alimenti ricchi di zinco” – cfr. anche Joachimiak, 2021 “zinco come possibile parte dell’integrazione preventiva per COVID-19 o come terapia aggiuntiva”[12]
– possibile azione antinfiammatoria (l’infiammazione è un aspetto delle “infezioni”) di supporti nutraceutici come vitamina C, vit. D e zinco[13];
– potenziale ruolo delle vitamine A, D, E e K nella difesa contro l’infezione da SARS-CoV-2 ed in particolare nella prevenzione delle sue complicazioni[14];
– possibile influenza benefica della supplementazione di vitamina D su alcuni esiti (es. tasso di ricovero in unità di terapia intensiva) del COVID-19 nei pazienti[15];
– possibile impatto positivo dell’integrazione di micronutrienti quali vitamine A, B, C, D, E, K e minerali come zinco, selenio, manganese e rame, sul recupero dal COVID-19[16];
– integrazione – potenziale ruolo dello zinco e della vitamina C nel diminuire la risposta infiammatoria legata all’infezione da SARS-CoV-2, e di folati (= vitamina B9 – acido folico termine utilizzato solitamente per indicare molecola di sintesi chimica) e vitamina D, nell’antagonizzare l’ingresso di SARS-CoV-2 nelle cellule ospiti[17];
– possibile utilità dell’integrazione di – vitamina A per il trattamento assistito di “SARS-CoV-2” e per la prevenzione dell’infezione polmonare – acido ascorbico, da solo o unitamente ad altri composti naturali, per ostacolare l’entrata di SARS-CoV-2 nell’organismo – vitamina D per limitare l’infezione virale ed attenuare la gravità della malattia – vitamina E per favorire il miglioramento del trattamento del COVID-19[18];
– potenziale ruolo di micronutrienti come vitamine C – E e zinco, ottenibili da fonti alimentari o da integratori, nella riduzione degli effetti dell’infezione da “Coronavirus”, nella risposta immunitaria, nel processo di guarigione e nel tempo di recupero[19];
– maggiore assunzione dietetica di vitamina C, folati e vitamina K (nonché di fibre e, coerentemente, di frutta e verdura – cfr. supra) associata a riduzione del rischio di infezione da SARS-CoV-2[20];
– possibile legame fra bassi livelli nel sangue di vit. C, vit. D, zinco, selenio, ferro e più rischio di contagio da “Coronavirus” e/o sue conseguenze (incluse “gravità” e “mortalità” per COVID-19)[21];
mancherebbero però consistenti univoci dati scientifici specifici [l’evidenza può essere limitata da fattori quantitativi o qualitativi come numero di studi disponibili/dei casi analizzati, design delle indagini, osservazioni non in grado di provare con certezza relazioni di causa ed effetto, esistenza di risultati contrastanti, contesto di studio… – diversi autori, tra cui degli studi sopra citati, suggeriscono l’appropriatezza di ulteriori prove] sull’effettiva utilità/opportunità di uso dei micronutrienti in termini “preventivi e/o di trattamento del COVID-19“.
Ad esempio, una recente revisione avente l’obiettivo di valutare il possibile ruolo dell’assunzione di micronutrienti, ma anche di altre sostanze, nella prevenzione, nella fase acuta e postuma del COVID-19 – con distinguo: vitamine B6, C e D, zinco, ferro, selenio, Omega 3 in relazione a “prevenzione” – vit. C, vit. D, zinco, Omega 3, lattoferrina, esperidina nel “trattamento del COVID-19” – nutrienti compresi B1, B6, B9, B12, C, D, E, ferro, zinco, selenio, Omega 3 e sostanze bioattive quali luteolina e quercitina nel “Long Covid” –
ha concluso che
“sono necessari ampi studi randomizzati controllati per stabilire il reale ruolo dei micro e/o macronutrienti [n.d.r. “micronutrienti e altre sostanze”; gli Omega 3 sono acidi grassi polinsaturi, la lattoferrina una glicoproteina, quindi macronutrienti. Esperidina, luteolina e quercitina sono polifenoli del gruppo dei flavonoidi, ovvero “composti bioattivi”, non macronutrienti] nelle diverse fasi del COVID-19 [n.d.r. intese come “prevenzione”, “malattia acuta”, “Long-Covid”] e per testarne gli effetti positivi e/o avversi, prima dell’approvazione del loro uso terapeutico in questa patologia.[22]”.
Dott.ssa Cassani, in base alle evidenze scientifiche attualmente disponibili e alle osservazioni sopra considerate, è giusto pensare “ben vengano i micronutrienti (es. vitamina C, zinco… ma lo stesso discorso lo si potrebbe fare anche per altre sostanze di diversa natura quali Omega 3, quercetina ecc), assunti dal ‘cibo’ (per la vitamina D invece primariamente attraverso il sole) nel contesto di una dieta equilibrata e supplementazioni in caso di carenze o esigenze particolari e sotto indicazione-controllo di specialisti della salute”?
Proprio così. Basilarmente, se mangiamo e beviamo adeguatamente, in maniera varia, normalmente il nostro organismo avrà ogni sostanza per funzionare correttamente. Il nostro sistema immunitario sarà quindi capace di proteggerci dalle infezioni e/o dai loro effetti negativi. E questo vale anche per SARS-CoV-2 e COVID-19. La natura ci offre tutto quello di cui abbiamo bisogno. Salvo condizioni specifiche, non è quindi necessario ricorrere agli integratori alimentari.
”COVID-19”: OCCHIO alla GLICEMIA
Alcune prove scientifiche (di vario tipo) suggeriscono che alti livelli di glucosio nel sangue possono facilitare la “progressione del COVID-19” o anche l’aumento del rischio di morte per tale malattia.
Ciò potrebbe in parte spiegare il fatto che ad esempio diabete tipo 2, sovrappeso, obesità, ipertensione, malattie cardiovascolari e anzianità, condizioni in cui la glicemia elevata è tipica o spesso presente, sono associati ad una maggior prevalenza per SARS-CoV-2 e/o gravità e mortalità di COVID-19.
La letteratura indica quindi che esiste fondamentalmente un possibile legame fra “glicemia elevata”, “malattie/condizioni croniche” e “infezione/COVID-19”[23] (attraverso vari meccanismi fra cui si ritrovano ovviamente ancora una volta attività riguardanti sistema immunitario e infiammazione).
È bene dunque per tutti, sempre e più che mai ora “con SARS-CoV-2”, tenere bassa la glicemia attraverso l’alimentazione?
Sì. È importante per ognuno di noi mantenere bassi livelli di glucosio nel sangue evitando “zuccheri vari” contenuti in dolciumi ecc., bevande zuccherate in cima alla lista, il cui consumo è correlato a maggiore mortalità per COVID-19[24].
Ancora, limitando cerali raffinati (pane/pasta/biscotti… bianchi), patate e grassi saturi (es. in carni rosse/processate, latte e derivati). Sì, anche in questo caso, a cereali integrali, legumi, verdura, frutta a guscio, semi ed olio extravergine di oliva. Ormai è dimostrato che è possibile tenere a bada la glicemia con quello che mangiamo e quanto questo sia rilevante. Basti pensare alla prevenzione e alla cura del diabete[25].
Ricordiamo che i virus consumano molto glucosio, pertanto ridurre l’apporto di glucosio può essere un intervento adeguato anche per il COVID-19.
TIRANDO le SOMME e alcune riflessioni
Dott.ssa Cassani, è corretto riassumere dicendo che allo stato attuale, pur non essendoci “certezze” specifiche sul COVID-19 – gli stessi autori degli studi scientifici analizzati spesso incoraggiano ulteriori analisi per confermare/ampliare i risultati ottenuti – esistono “buone prove” del fatto che un’adeguata nutrizione possa essere una misura importante nella “lotta a questa malattia”? E, che sono diversi i fattori che possono partecipare a ridurre il rischio di infezione da SARS-CoV-2 e/o delle relative conseguenze (oltre ad alimentazione, per esempio attività fisica adeguata, non fumare… – da considerare sempre unitamente alle disposizioni istituzionali ufficiali come uso delle mascherine, distanziamento sociale ecc. e tenendo conto della differenza fra potenziale “prevenzione dell’infezione/della malattia/delle forme gravi/della mortalità” e “gestione terapeutica”) o al contrario esporci maggiormente al “contagio da Coronavirus” e/o ai suoi effetti negativi (glicemia elevata, anzianità, diabete tipo 2, sovrappeso, obesità…)?
Sì. Gli studi recenti concordano nel dire che una sana alimentazione è un fattore determinante per prevenire l’infezione da SARS-CoV-2 e/o il COVID-19 più o meno grave/la relativa mortalità. Una corretta nutrizione è opportuna anche nell’eventuale caso di malattia significativa e recupero dal COVID-19, ma qui abbiamo meno dati specifici, i quali riguardano primariamente singole sostanze o ragionevoli approcci. Quello che è certo è che lo stato nutrizionale dei pazienti COVID-19 ospedalizzati o “post-malattia” dovrebbe essere sempre valutato prontamente e le eventuali carenze nutrizionali, che potrebbero peraltro dipendere dalla malattia infettiva stessa, corrette. Il contenimento glicemico e dell’infiammazione inoltre, come accennato, oltreché poter avere un funzione decisiva nella “prevenzione e nel controllo” dell’infezione SARS-CoV-2, potrebbe essere cruciale nel “trattamento” della malattia. Ad ogni modo, alla base della salute c’è una corretta nutrizione. Tutti i principali fattori di rischio del COVID-19 (glicemia elevata, sovrappeso, obesità, diabete tipo 2…), sono strettamente legati anzitutto alla cattiva alimentazione[26].
Poi, bisogna muoversi – camminare, fare yoga, andare in bicicletta, ballare, nuotare…, senza strafare. Per ciò che riguarda il COVID-19 ricordiamo che un’adeguata regolare attività fisica nel tempo è associata a minori ospedalizzazioni e mortalità. Oltre a questo è interessante appuntare che una migliore forza muscolare respiratoria è collegata a una più favorevole prognosi e riabilitazione, soprattutto in chi è stato intubato. Allenare la respirazione sembra quindi sia potenzialmente utile come azione coadiuvante sia per scongiurare un “contagio grave” che per il recupero[27].
Fermo restando l’osservazione delle regole stabilite dalle autorità competenti sarebbe importante inoltre evitare il fumo, il quale può aumentare la suscettibilità al “Coronavirus SARS-CoV-2” e la gravità/mortalità per COVID-19[28], riposare bene e stare sereni, aiutandosi magari anche con la meditazione, lo yoga e la riscoperta di attività immersi nella natura[29]. .
La paura del COVID-19, in una recente revisione è risultata connessa a vari fattori legati alla salute mentale come ansia, stress problemi del sonno…[30]. Tutte cose che non fanno certo bene al nostro sistema immunitario, che va supportato principalmente in un’”ottica preventiva”. “Prevenire – controllare” l’infezione significa proteggersi dal contagio da SARS-CoV-2, dall’ammalarsi o almeno non ammalarci gravemente o morire di COVID-19; questo è l’aspetto su cui dobbiamo concentrare le nostre energie.
Secondo lei, sul piano istituzionale, mediatico e “medico operativo” è stata data abbastanza attenzione al potenziale ruolo di corretta nutrizione e salutare stile di vita in generale nel collaborare ad “ostacolare il Coronavirus”?
Guardandosi attorno ha l’impressione che questa pandemia ci abbia insegnato qualcosa? A livello sociale e sanitario stiamo andando nella giusta direzione?
L’informazione su sana alimentazione e corretto stile di vita tutto, durante la pandemia COVID-19 e a prescindere da essa, è un aspetto fondamentale su cui si sarebbe dovuto e si dovrebbe investire di più, a partire dalle scuole per arrivare ad ogni angolo della società, incluso attraverso i media.
Si potrebbe inoltre porre maggiore risalto ad azioni concrete attinenti al “vivere bene” anziché ai “problemi”. Facciamo un esempio: su “obesità e COVID-19” è stato segnalato fin da subito che l’obeso è un soggetto fragile a rischio di infezione da SARS-CoV-2 e di COVID-19, in particolare di complicanze della malattia, però non è stato proposto o approfondito quanto possa essere importante utilizzare la nutrizione come strategia di prevenzione o di supporto al trattamento.
Per quanto concerne l’ambito medico, c’è da dire poi che purtroppo spesso viene posta ancora troppa poca rilevanza alla nutrizione, sia per quanto concerne le malattie/condizioni croniche, che le patologie infettive di cui il COVID-19 fa parte. Persino negli ospedali ciò è a volte tangibile e servirebbero maggiori figure ed unità con competenze in nutrizione[31].
Su attività fisica e fumo c’è forse “più consapevolezza”, ma altri aspetti relazionati a dimensioni “meno materiali o sensibili”, compresi il riposo e lo stare bene moralmente sono attualmente pressoché ignorati o banalizzati nella cultura occidentale.
Infine, la cosa più strana, diciamo così, è che la maggior parte delle persone sembra comportarsi come se nulla sia accaduto in questi due anni e mezzo. Dovremmo invece tutti noi mettere al centro della nostra esistenza uno stile di vita sano ed equilibrato che possa aiutarci a non farci cogliere impreparati di fronte a possibili nuove difficoltà causate dal “Coronavirus” o da eventuali future pandemie.
Concludiamo con un consiglio su “RICETTETICHETTE”
Come dovrebbero essere le RICETTE da preparare e le ETICHETTE alimentari dei prodotti che si vanno ad acquistare, ordinariamente e “nell’epoca COVID-19”?
Abitualmente e particolarmente in questo ormai lungo periodo pandemico, in cucina si dovrebbero prediligere pietanze semplici, colorate, di stagione, leggere e gustose.
Riguardo alle etichette degli alimenti poi, il suggerimento è quello di sceglierle corte, cortissime. Con quanti meno ingredienti possibili e, soprattutto, che non contengano zuccheri fra i primi ingredienti. Inoltre, è bene privilegiare prodotti integrali (veramente integrali no con aggiunte di “crusca”).
* SARS-CoV-2 = Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 – Coronavirus 2 della Sindrome Respiratoria Acuta Grave – nome del virus
** COVID-19 = CoronavIrus Disease 19 – nome della malattia provocata dal coronavirus del 2019 denominato SARS-CoV-2
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Ministero della Salute – Covid-19 Fake News Vitamina C
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fonte: Ministero della Salute
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REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (CE) N. 1170/2009 DELLA COMMISSIONE del 30 novembre 2009 che modifica la direttiva 2002/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda gli elenchi di vitamine e minerali e le loro forme che possono essere aggiunti agli alimenti, compresi gli integratori alimentari
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (CE) N. 1924/2006 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 20 dicembre 2006 relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari
fonte: EUR-Lex
DECRETO LEGISLATIVO 21 maggio 2004, n. 169 Attuazione della direttiva 2002/46/CE relativa agli integratori alimentari. (GU Serie Generale n.164 del 15-07-2004)
fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
DIRETTIVA 2002/46/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 10 giugno 2002 per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative agli integratori alimentari (Testo rilevante ai fini del SEE)
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (CE) N. 178/2002 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 28 gennaio 2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare
fonte: EUR-Lex
LONG COVID
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fonte: Istituto Superiore di Sanità
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ADI – Comunicato stampa – XXIV CONGRESSO NAZIONALE ADI – TORINO, 21-23 ottobre 2021 L’APPELLO DEI PROFESSIONISTI DELLA NUTRIZIONE: “SERVONO PIÙ UNITÀ OPERATIVE DI NUTRIZIONE CLINICA NEGLI OSPEDALI ITALIANI”
fonte: ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica)
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PRINCIPALI SITI ISTITUZIONALI dove poter reperire informazioni attinenti al virus SARS-CoV-2 ed alla malattia da esso provocata (COVID-19)
World Health Organization – Coronavirus disease (COVID-19) pandemic
fonte: WHO (World Health Organization)
European Centre for Disease Prevention and Control – COVID-19
fonte: ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control)
Ministero della Salute – COVID-19
fonte: Ministero della Salute
Istituto Superiore di Sanità – ISS per COVID-19
fonte: Istituto Superiore di Sanità
Istituto Superiore di Sanità – EpiCentro – Coronavirus
fonte: Istituto Superiore di Sanità – EpiCentro
Su “CORRETTA ALIMENTAZIONE” cfr. anche
WHO – Healthy diet
fonte: WHO (World Health Organization)
CREA – CENTRO di RICERCA ALIMENTI e NUTRIZIONE – Linee guida per una sana alimentazione – Revisione 2018 – data pubblicazione: dicembre 2019
fonte: CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria)
LARN – “Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana” – Tabelle LARN 2014 IV Revisione – 2014
fonte: SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana)
nota per le citazioni contenute nel testo: corsivi, sottolineature e grassetti “nostri”
nota per le normative citate: “ed eventuali successive modifiche ed integrazioni”
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