Muto, innamorato, a metà, in faccia, d’aprile, fuor d’acqua, in barile, grosso, piccolo, d’oro, rosso… Pesce protagonista in detti, favole, film, cartoni animati, dipinti ecc.
E sulle nostre tavole?
Stando all’ultimo rapporto FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) The State of World Fisheries and Aquaculture – SOFIA 2018, nel mondo si consuma sempre più “pesce”*. L’aumento medio all’anno tra il 1961 ed il 2015 è stato del 3,2%.
Il consumo pro capite annuale è passato dai 9 Kg del 1961 ai 20,2 Kg del 2015, con un tasso medio di crescita di ca. l’1,5% l’anno. Per il 2016 e il 2017 dati preliminari indicano poi un ulteriore incremento dell’uso di “pesce”: rispettivamente 20,3 – 20,5 kg a testa.
Nel solo 2016 a livello globale sarebbero stati “mangiati” approssimativamente 151 milioni di tonnellate di prodotti ittici, circa l’88% della produzione totale (produzione che si prevede crescerà entro il 2030 raggiungendo i 201 milioni di tonnellate ca.).
CHI CONSUMA più “pesce”?
I maggiori consumatori “2013-2015”, con più di 50 Kg annui a persona, si trovano in alcuni piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS), in particolare in Oceania.
La Cina è invece il paese con l’utilizzo di prodotti ittici più alto al mondo: il 38% della produzione totale nel 2015, con circa 41 kg pro capite all’anno.
CHI MENO
I consumi di “pesce” minori “2013-2015”, appena superiori ai 2 kg a testa annuali, sono stati registrati in Asia centrale e in diversi paesi senza sbocco sul mare come Afghanistan, Etiopia e Lesotho.
In Europa e in Italia come vanno le cose?
Negli ultimi anni nell’Unione europea la crescita del consumo pro capite di “pesce” c’è stata, ma è rallentata. L’utilizzo annuo 2015 è di 22,5 Kg a testa (per un totale di 16,6 milioni di tonnellate), nel 2013 era 22,2 Kg (16,5 milioni di tonnellate tot.).
“A livello europeo esiste una grande variabilità nella parte della popolazione che consuma pesce, nelle specie di pesci/frutti di mare consumate nei diversi paesi e nella quantità media di assunzione di pesce tra i consumatori di diverse fasce d’età. Pertanto, non tutti i consumatori raggiungono l’assunzione raccomandata di pesce di 1-2 porzioni (equivalenti a 150-300 g) a settimana o il valore di riferimento per la dieta (DRV) di Omega 3 a lunga catena” (Efsa, 2015).
In Italia il dato medio dei consumi individuali 2011-2013 e 2013-2015 è 20-30 Kg all’anno.
Fra i vari fattori che avrebbero favorito l’aumento del consumo di “pesce” nel mondo ci sono l’espansione della produzione (compresa l’acquacoltura), l’evoluzione delle modalità di conservazione e trasformazione dei prodotti, la riduzione degli sprechi, i canali di distribuzione migliorati e la consapevolezza che mangiare pesce può rappresentare benefici per la salute.
PESCE: vantaggi per mente e corpo
I pesci (ed i prodotti ittici in generale, con i dovuti distinguo in base a tipologia e specie), sono fonte di proteine ad alto valore biologico, Omega 3 a lunga catena (EPA e DHA, soprattutto nel pesce grasso/azzurro) e micronutrienti come Potassio, Fosforo, Iodio, Selenio, Zinco, Calcio, Ferro, vitamine A, B e D (A e D per lo più nel fegato dei pesci e nel pesce grasso).
Gli apporti nutrizionali sono molto interessanti nei pesci piccoli interi e in parti che solitamente si scartano come teste, pelle e lische.
Evidenze scientifiche sostengono che il consumo abituale di pesce può contribuire in particolare al benessere di cervello, cuore ed arterie.
CERVELLO
Gli Omega 3 a lunga catena DHA hanno un ruolo importante nello sviluppo cognitivo dei più piccoli (nel feto e grazie ad assunzione mediante allattamento), così come nel mantenimento delle normali funzionalità cerebrali in generale.
Inoltre, il cervello sarebbe protetto dalle vitamine B e da vari minerali contenuti nel pesce: ad esempio dallo Iodio, dal Ferro, e dallo Zinco.
Diversi studi indicano che mangiando pesce in quantità si ha un effetto protettivo contro il declino cognitivo ed una potenziale riduzione della possibilità di sviluppare patologie quali depressione ed Alzheimer.
CUORE e ARTERIE
Consumare pesce regolarmente riduce il rischio di malattie cardiovascolari (es. infarto, ictus).
Il merito sembra sia principalmente degli Omega 3 a lunga catena, sostanze capaci di abbassare trigliceridi, pressione arteriosa, aggregazione piastrinica (favorendo la fluidità del sangue) ed infiammazione. Quindi, di preservare l’elasticità delle arterie ed il buon funzionamento del cuore.
Possibili effetti benefici per l’organismo in tale direzione, si hanno inoltre grazie alla presenza nel pesce di micronutrienti quali le vitamine del gruppo B, la vitamina D ed il Selenio, elementi in grado di promuovere il benessere cardiovascolare.
Da segnalare che alcuni studi ipotizzano un contributo delle proteine del pesce alla diminuzione del rischio cardiovascolare e neurodegenerativo associata al consumo di questo alimento.
Le Linee guida per una sana alimentazione italiana dell’INRAN (oggi CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), indicano di “mangiare più spesso il pesce, sia fresco che surgelato, 2-3 volte a settimana”. Anche altre realtà scientifiche riconoscono l’importanza del consumo di pesce per la salute umana[1].
PORZIONI
I LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana IV Revisione – 2014 – Società Italiana di Nutrizione Umana) individuano per il pesce i seguenti standard quantitativi delle porzioni:
Pesce fresco/surgelato: 150 g
Pesce conservato: 50 g (peso sgocciolato).
[Stesse quantità per molluschi e crostacei][2].
PESCI DIVERSI, DIVERSE CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI
Ogni specie di pesce ha una sua composizione chimico-nutrizionale di base, ma essa può variare in relazione al luogo ed al periodo di pesca/allevamento. Nel caso di pesci da acquacoltura, inoltre, le proprietà nutritive possono cambiare a seconda del tipo di allevamento (es. intensivo o estensivo) e della tipologia di alimentazione dell’animale (es. farina/olio di pesce – farine/oli vegetali).
Va considerato infine che le caratteristiche del pesce a livello nutrizionale possono essere condizionate da come si conserva e cucina l’alimento.
Ma il pesce non è troppo inquinato? Meglio evitarlo?
Mari, laghi e fiumi non sono certo immuni dai “veleni” che danneggiano costantemente l’intero sistema in cui viviamo. Quando si parla di pesce, i timori maggiori sembrano riguardare la presenza di mercurio, specialmente metilmercurio, composto particolarmente dannoso per il sistema nervoso in fase di sviluppo.
L’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), indica che affinché il consumo di pesce risulti benefico per la salute, il modo migliore è limitare il consumo di specie ittiche (pesci e frutti di mare) con alto contenuto di metilmercurio.
Donne in età fertile e bambini, dovrebbero prediligere il consumo di specie con bassi livelli di metilmercurio per scongiurare possibili effetti avversi di questo metallo sullo sviluppo neurologico dei più piccoli.
Il mercurio è riscontrabile soprattutto nei pesci di grossa taglia predatori quali ad esempio tonno, pesce spada e luccio, come risultato del bioaccumolo.
Nel pesce si possono inoltre trovare sostanze indesiderate come:
IPA (idrocarburi policiclici aromatici), alcuni dei quali sono potenzialmente genotossici e in grado di provocare cancro. L’Efsa (European Food Safety Authority – Autorità europea per la sicurezza alimentare), sulla base della valutazione dei livelli generali di esposizione alimentare a queste sostanze, ritiene che non esistano grossi timori per la salute dei consumatori. Maggiore preoccupazione potrebbe esserci per chi assume grandi quantità di alimenti contenenti IPA.
Gli IPA possono rintracciarsi più facilmente nei pesci (e prodotti ittici in genere) provenienti da zone inquinate e in quelli sottoposti a processi di affumicatura tradizionali.
Diossine/PCB (policlorobifenili), composti che nel tempo – si legge sul sito Efsa – “causano una serie di effetti nocivi sul sistema nervoso, immunitario ed endocrino, e compromettono la funzione riproduttiva. Possono inoltre essere cancerogeni”.
cfr. Risk for animal and human health related to the presence of dioxins and dioxin‐like PCBs in feed and food – EFSA Journal, 20/11/ 2018 fonte: EFSA Journal.
Diossine e PCB si convogliano soprattutto nel tessuto adiposo animale, quindi sono primariamente riscontrabili in varietà di pesce grasse quali salmone, aringa, trota ecc.
PFAS (sostanze perfluoroalchiliche). Gli esperti dell’Efsa stanno attualmente valutando i possibili rischi per l’uomo derivanti dell’assunzione di tali sostanze attraverso la catena alimentare.
MICROPLASTICHE Fra queste, le componenti che desterebbero maggiori preoccupazioni sono le nanoplastiche, particelle più piccole che possono penetrare nelle cellule (membrane cellulari) ed entrare nel flusso sanguigno di pesci e persone, con potenziali ricadute sulla salute umana.
Da ricordare che la plastica può contenere sostanze come il Bisfenolo A (BPA), che composti inquinanti quali ad esempio policlorobifenili (PCB) ed idrocarburi policiclici aromatici (IPA) possono accumularsi nelle microplastiche e che quest’ultime si trovano principalmente nello stomaco e nell’intestino degli animali (cfr. EEA 2015 Efsa 2016 – SOFIA 2018).
Le concentrazioni dei contaminanti nel pesce dipendono da vari fattori:
tipologia e stato chimico-fisico della sostanza indesiderata
specie ittica considerata
età e taglia del pesce
luogo di pesca/allevamento
alimentazione del pesce.
Ad ogni modo, gli studiosi ritengono che in generale gli effetti positivi del consumo di pesce, seguendo le linee guida, superano i possibili effetti negativi legati a contaminazione o altri rischi di sicurezza[4].
Come cucinare il pesce?
Per mantenere il più possibile inalterate le caratteristiche nutrizionali del pesce, preservare in particolare i preziosi Omega 3, le cotture migliori sembra siano:
al vapore
in forno
alla griglia, a patto che non si verifichino bruciature.
La frittura modificherebbe invece il profilo dei grassi dell’alimento (specialmente in seguito ad assorbimento di acidi grassi contenuti nell’olio in cui si frigge), facendo fra l’altro perdere una buona parte degli Omega 3[5].
Una RICETTA da PROVARE: filetti di platessa curcuma, pepe colorato ed erba cipollina
RICETTA FILETTI di PLATESSA curcuma, pepe colorato ed erba cipollina ETICHETTE PESCE – con intervista al Dott. Giorgio Smaldone – etichette e “dintorni” |
- 400 g di filetti di platessa surgelati
- 3 cucchiai di olio extra vergine di oliva
- ½ cucchiaino di curcuma
- un pizzico di sale
- miscela di grani di pepe nero, bianco, verde e rosa q.b. (da macinare al momento per il condimento + da usare in grani per la decorazione del piatto)
- erba cipollina q.b.
PREPARAZIONE
1. disporre su una teglia ricoperta con carta forno i filetti di platessa ancora surgelati e cuocerli in forno preriscaldato a 220°C per 10 minuti circa
2. mescolare in una ciotolina l’olio (3 cucchiai), la curcuma (1/2 cucchiaino), un pizzico di sale ed il pepe (un paio di macinate abbondanti ca.)
3. quando il pesce sarà cotto, impiattarlo, spennellarlo con la salsina e guarnirlo con erba cipollina e con qualche grano di pepe colorato
A
Per i prodotti NON TRASFORMATI[9]
pesci vivi, freschi, refrigerati, congelati, filetti di pesce ed altra carne di pesci freschi, refrigerati o congelati
e per ALCUNI PRODOTTI TRASFORMATI della pesca e dell’acquacoltura
pesci secchi, salati o in salamoia; pesci affumicati, anche cotti prima o durante l’affumicatura; farine, polveri e agglomerati in forma di pellets di pesce, atti all’alimentazione umana
[Le seguenti regole si applicano altresì a
crostacei, anche sgusciati, vivi, freschi, refrigerati, congelati, secchi, salati o in salamoia; crostacei non sgusciati, cotti in acqua o al vapore, anche refrigerati, congelati, secchi, salati o in salamoia; farine, polveri e agglomerati in forma di pellets di crostacei, atti all’alimentazione umana; alghe]
PREIMBALLATI o NON[10], commercializzati in Europa
Indicazioni obbligatorie
1) DENOMINAZIONE COMMERCIALE della specie e il suo NOME SCIENTIFICO
2) METODO DI PRODUZIONE, in particolare mediante i termini
“… pescato …”
o “… pescato in acque dolci …”
o “… allevato …”
3) ZONA in cui il prodotto è stato catturato o allevato
per i prodotti della pesca catturati in mare:
denominazione scritta della sottozona o divisione compresa nelle zone di pesca della FAO
+
denominazione di tale zona espressa in termini comprensibili per il consumatore
oppure
una carta o un pittogramma indicante la zona
oppure,
SOLO per i prodotti della pesca catturati in acque diverse dall’Atlantico nord-orientale (zona di pesca FAO 27) e dal Mediterraneo e dal Mar Nero (zona di pesca FAO 37),
la denominazione della zona di pesca FAO
per i prodotti della pesca catturati in acque dolci:
la menzione del corpo idrico (es. fiume, lago) di origine dello Stato membro europeo o del paese terzo di origine del prodotto catturato
per i prodotti dell’acquacoltura (allevati):
l’indicazione del paese in cui il prodotto ha raggiunto oltre la metà del suo peso finale o è rimasto oltre la metà del periodo di allevamento [o, nel caso di molluschi e crostacei, è stato sottoposto alla fase finale del processo di allevamento o di coltura per almeno sei mesi]
4) CATEGORIA di ATTREZZI da PESCA USATI nella cattura di pesci
“sciabiche”, “reti da traino”, “reti da imbrocco e reti analoghe”, “reti da circuizione e reti da raccolta”, “ami e palangari”, “draghe” , “nasse e trappole”
5) SE il prodotto è stato SCONGELATO (con alcune eccezioni – nei prodotti preimballati tale indicazione deve accompagnare la denominazione dell’alimento)
6) TERMINE MINIMO DI CONSERVAZIONE, se appropriato (preimballati non molto deperibili devono riportare il termine minimo di conservazione, quelli molto deperibili la data di scadenza).
Per i prodotti non preimballati della pesca e dell’acquacoltura queste indicazioni obbligatorie, nell’ambito della vendita al dettaglio, possono essere fornite attraverso informazioni commerciali come cartelloni pubblicitari o poster.
+ tutte le altre indicazioni obbligatorie previste dalla legge comunitaria e nazionale per gli alimenti in generale e a seconda del caso specifico (es. per i cibi preimballati: elenco degli ingredienti per alimenti con più ingredienti, allergeni, peso netto, le condizioni particolari di conservazione e/o le condizioni d’impiego, il nome o la ragione sociale e l’indirizzo dell’operatore del settore alimentare responsabile delle informazioni sugli alimenti, le istruzioni d’uso quando necessarie per un utilizzo adeguato, la dichiarazione nutrizionale, il numero di lotto, l’indicazione “surgelato” se il prodotto lo è/ l’avvertenza che dopo lo scongelamento il pesce non deve essere ricongelato…).
Informazioni supplementari facoltative
In aggiunta alle informazioni obbligatorie, i prodotti ittici possono contenere altre indicazioni fornite su base volontaria (a condizione che siano chiare, inequivocabili e verificabili):
a) la data di cattura dei prodotti della pesca o della raccolta dei prodotti dell’acquacoltura;
b) la data dello sbarco dei prodotti della pesca o informazioni riguardanti il porto di sbarco dei prodotti;
c) informazioni più dettagliate sul tipo di attrezzi da pesca utilizzati;
d) nel caso di prodotti della pesca catturati in mare, informazioni sullo Stato di bandiera del peschereccio che ha catturato tali prodotti;
e) informazioni di tipo ambientale;
f) informazioni di tipo etico e/o sociale;
g) informazioni sulle tecniche e sulle pratiche di produzione.
————
B
Per gli ALTRI prodotti TRASFORMATI della pesca e dell’acquacoltura (es. pesce in scatola, preparazioni a base di pesce), le informazioni obbligatorie in etichetta sono ordinariamente quelle previste dalle disposizioni normative “generiche” europee e nazionali in materia di etichettatura.
Ad esempio, per gli alimenti preimballati di questa tipologia le indicazioni obbligatorie a livello europeo sono:
la denominazione dell’alimento;
l’elenco degli ingredienti;
gli “allergeni”;
la quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti;
la quantità netta dell’alimento;
il termine minimo di conservazione o la data di scadenza;
le condizioni particolari di conservazione e/o le condizioni d’impiego;
il nome o la ragione sociale e l’indirizzo dell’operatore del settore alimentare responsabile delle informazioni sugli alimenti;
il paese d’origine o il luogo di provenienza ove previsto;
le istruzioni per l’uso, per i casi in cui la loro omissione renderebbe difficile un utilizzo adeguato dell’alimento;
la dichiarazione nutrizionale;
altre eventuali indicazioni peculiari in base al caso (es. “pesce ricomposto”, “confezionato in atmosfera protettiva”.
Per le conserve di tonno e palamita e per quelle di sardine e prodotti simili esistono specifiche norme: nell’ordine, il Reg. (CEE) n. 1536/92 ed il Reg. (CEE) n. 2136/89[11].
CASO PRATICO ETCHETTATURA e “dintorni”
Osserviamo qualche informazione in etichetta del pesce surgelato e scopriamo qualcosa in più su questo tipo di alimento e sul pesce in generale insieme al Dott. Giorgio Smaldone, medico veterinario ricercatore in “Ispezione degli alimenti di origine animale” presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ed esperto di prodotti della pesca.
“Pesce surgelato”
PESCE CONGELATO e SURGELATO: differenze
CONGELAMENTO
Con la congelazione gli alimenti vengono portati lentamente a temperature comprese tra i -7°C e i -18°C. Per il pesce, a livello industriale si adottano normalmente le temperature -18°C/-20°C.
Il congelamento (che può essere anche di tipo domestico), è un metodo che permette di allungare la conservazione dei cibi, ma NON blocca completamente l’attività di enzimi e batteri che portano nel tempo al deterioramento dei prodotti.
Quando gli alimenti vengono scongelati c’è una parziale perdita delle proprietà nutrizionali ed organolettiche dei prodotti, soprattutto in quelli che presentano una struttura cellulare più debole (es. piccolo pesce azzurro).
Il pesce congelato può essere venduto sia sfuso che imballato.
SURGELAZIONE = speciale processo di congelamento
Il pesce surgelato viene raffreddato rapidamente ad una temperatura pari o inferiore a -18° e mantiene pressoché inalterate le caratteristiche nutrizionali del prodotto fresco.
Vediamo un paio di esempi:
[12]
Anche in termini di sapore ed odore NON dovrebbero verificarsi cambiamenti sostanziali fra il pesce fresco e quello surgelato. Tutto ciò, a patto che il pesce sia stato congelato a breve dopo la pesca e si rispetti la “catena del freddo” (mantenimento temperatura costante) lungo i vari passaggi di vita del prodotto.
Il pesce surgelato può essere venduto solamente se è confezionato.
SURGELATI e la legge
Il settore degli alimenti surgelati è disciplinato da una specifica normativa (Direttiva 89/108/CEE a livello europeo, D.Lgs 110/92 per l’Italia) che prevede regole per la produzione, la distribuzione e la vendita degli alimenti surgelati destinati all’alimentazione umana.
Quindi, ad esempio, che:
“Le materie prime usate per la fabbricazione degli alimenti surgelati devono essere di qualità sana, leale e commerciale (buone condizioni igieniche – adeguata qualità merceologica) e possedere il necessario grado di freschezza” […].
“La temperatura degli alimenti surgelati deve essere stabile e mantenuta, in tutti i punti del prodotto, a -18°C o meno, con eventuali brevi fluttuazioni verso l’alto di 3° C al massimo durante il trasporto” […].
“…gli impianti usati per il surgelamento, l’immagazzinamento, il trasporto, la distribuzione locale e gli armadi e i banconi frigoriferi di vendita siano tali da garantire il rispetto dei requisiti previsti dalla direttiva europea” […].
“La produzione ed il confezionamento degli alimenti surgelati devono avvenire in stabilimenti autorizzati dall’autorità sanitaria competente”.
“Gli alimenti surgelati destinati al consumatore finale debbono essere condizionati dal fabbricante oppure dal condizionatore negli imballaggi preliminari appropriati atti a proteggerli dalle contaminazioni esterne microbiche o di altro genere e dalla disseccazione” […].
L’etichettatura deve prevedere indicazioni particolari ad integrazione di quanto stabilito da altre disposizioni in materia (es. termine “surgelato” a completamento della denominazione di vendita, l’avvertenza che il prodotto, non deve essere ricongelato dopo essere stato scongelato…). [cfr. art. 8 Direttiva 89/108/CEE – art. 8 D. Lgs 110/92 – cfr. anche Reg. (UE) N. 1169/2011, ad esempio, per la denominazione dell’alimento art. 17 e All. VI][13]
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N.B. SEMPRE a BASSE TEMPERATURE SE si vuole CONSUMARE il PESCE CRUDO, MARINATO o POCO COTTO!
In caso di preparazioni tipo sushi o tartare è necessario che il pesce sia preventivamente sottoposto a basse temperature – se lo si fa a casa, per almeno 96 ore a -18°C in congelatore domestico da tre o più stelle[14] – per scongiurare la presenza di parassiti come le larve Anisakis[15].
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Dott. Smaldone, generalmente è preferibile acquistare pesce fresco, congelato o surgelato?
“Il pesce fresco è consigliabile se si è sicuri che sia stato pescato da poco e se si sono attuate tutte le misure necessarie per preservare il prodotto, in particolare una pronta e corretta refrigerazione ed eviscerazione.
COME RICONOSCERE il PESCE FRESCO (regole generiche)
1. odore non troppo forte
2. occhio sporgente e non incavato – pupilla nera e lucente
3. branchie di colore rosso vivo e con muco
4. pelle e corpo turgidi (se si mette un dito nella carne non deve rimanere il solco – se si tiene in mano il pesce ponendolo in orizzontale esso deve restare rigido).
DA RICORDARE
Il pesce fresco andrebbe conservato in frigorifero a 0°/+4°C o sotto ghiaccio e consumato solitamente a breve (i pesci di piccole dimensioni si conservano meno rispetto a quelli più grandi).
Il pesce congelato e, soprattutto quello surgelato (portato a basse temperature più velocemente, nulla o minore perdita di caratteristiche nutrizionali ed organolettiche), sempre se congelato poco dopo la pesca e non ci siano state variazioni di temperatura durante la conservazione, può essere una buona soluzione quando non si ha possibilità di consumare il prodotto fresco. È però inoltre importante che il pesce venga decongelato in modo corretto”.
Come si dovrebbe scongelare il pesce?
“Quello piccolo, in filetti o a pezzi, può essere cotto direttamente oppure scongelato in frigorifero.
I pesci grandi o in grossi tagli andrebbero invece decongelati in frigo.
MAI a TEMPERATURA AMBIENTE e MAI in ACQUA CALDA”.
Il pesce in scatola può essere un’alternativa – in termini nutrizionali – al pesce fresco, congelato e surgelato?
“Il pesce in scatola è una buona fonte proteica come il pesce in genere, ma presenta a volte contenuti ridotti (es. nel tonno, sia in olio che in salamoia e negli sgombri sott’olio – uguali invece negli sgombri in salamoia) dei preziosi Omega 3. Eterogenei, nell’insieme, sali minerali e vitamine.
I grassi dell’olio e/o la quantità di sale che contengono i cibi conservati, poi, ne diminuiscono la qualità nutrizionale complessiva.
Meglio orientarsi su prodotti privi di olio o con olio extra vergine di oliva anziché di oliva/semi, e con poco sale“.
Le conserve di pesce sono di norma sicure?
“A livello di sicurezza si può stare generalmente tranquilli. Nonostante la qualità del pesce in scatola dipenda dalle caratteristiche della materia prima e dalla conservazione/lavorazione, i prodotti sono sottoposti a controlli che garantiscono solitamente standard qualitativi affidabili. In generale è preferibile scegliere pesce in contenitori di vetro, materiale inerte (no eventuali cessioni di sostanze contenute nella confezione quali alluminio o BPA) e che permette di vedere il prodotto all’interno, il quale sarebbe bene fosse il più compatto possibile. Inoltre, è consigliabile consumare il pesce in scatola subito dopo l’apertura, oppure, riporlo in frigorifero per un massimo di tre giorni e ricoprendolo con abbondante olio. Osservare queste regole di conservazione è importante per evitare lo sviluppo di microrganismi e l’eventuale formazione di sostanze dannose come l’istamina. Quest’ultima può generarsi anche nel pesce fresco e confezionato in genere, a causa di cattiva conservazione ed invecchiamento del prodotto. Tra le specie ittiche di uso comune maggiormente a rischio ci sono il tonno, lo sgombro, le sardine e le acciughe“[17].
Cosa dire del pesce affumicato?
“Contiene normalmente un elevato contenuto di proteine. Rispetto al prodotto fresco, ha molto sale, quasi simili micronutrienti (ad eccezione del Sodio) e meno Omega 3.
Da considerare che l’affumicatura può avvenire a freddo o a caldo. Nel primo caso si usano temperature minori e tempi più lunghi di esposizione. Le caratteristiche nutrizionali si preservano quindi maggiormente in confronto a quanto non avvenga per il prodotto a caldo, ma possono esserci maggiori rischi da un punto di vista microbiologico. Ad esempio, per la Listeria, un batterio che è velocemente inattivato a 70° C ca., ma non se si usano temperature più basse come avviene nel processo a freddo (ca. 20- 25°C). A fronte di una maggiore stabilità, il procedimento a caldo presenta però un sapore forte spesso poco gradito al consumatore. Inoltre, i prodotti a caldo sono difficilmente reperibili in commercio.
Va ricordato infine che gli alimenti affumicati (tradizionalmente – a volte vengono invece usati aromatizzanti di affumicatura), se consumati in grandi quantità e nel tempo, potrebbero comportare problemi per la salute causati direttamente o indirettamente dal fumo. In particolare, dalla possibile formazione durante l’affumicamento di idrocarburi aromatici policiclici (IPA) e/o di nitrossamine, sostanze potenzialmente cancerogene[18]
In definitiva, nel complesso è preferibile optare per il pesce affumicato a caldo se disponibile e il gusto piace, con sola aggiunta di sale e per un consumo occasionale“.
TORNANDO alle NOSTRE ETICHETTE
“Pesce pescato”
In genere, meglio il pesce selvatico, quello allevato o “dipende” in base al luogo in cui vivono gli animali, al tipo di alimentazione degli stessi, alle modalità di pesca/allevamento…?
“Come prima cosa, è fondamentale che la pesca e l’acquacoltura siano praticate in modo responsabile.
Quindi,
CATTURA in aree con bassi livelli di sfruttamento ed inquinamento e attraverso metodi poco invasivi.
ALLEVAMENTI caratterizzati da ampie superfici, biodiversità, alimentazione sana ed adeguata, sistemi di macellazione limitatamente traumatici e scarso inquinamento.
L’acquacoltura può avere il vantaggio del controllo della qualità dell’acqua e dell’alimentazione, per esempio. Se i pesci vengono nutriti con farine ed oli vegetali anziché con farine ed oli di pesce, però, il consumatore porterà a tavola un prodotto con meno Omega 3 rispetto al pesce pescato in mare[20]. Da considerare poi la composizione dei mangimi in un ottica di stima della presenza di contaminanti (es. se preparati con grossi pesci grassi possibile maggiore presenza di contaminanti liposolubili – mangimi a base vegetale, livelli variabili di pesticidi).
Inoltre, i pesci d’allevamento si muovono generalmente poco, quindi risultano più grassi.
Importante anche il tempo di allevamento.
Da valutare infine l’eventuale uso di farmaci (compreso il rispetto dei tempi di sospensione degli stessi in maniera tale che i residui siano smaltiti dall’organismo del pesce) e le pratiche di uccisione utilizzate.
Concludendo, nella scelta fra un pesce pescato ed uno allevato (il discorso vale anche per il pesce di acqua dolce) andrebbero considerate numerose variabili, fra cui le condizioni di vita dell’animale. Benessere e qualità del pesce sono intrinsecamente legati. Un pesce libero è un pesce libero. Tuttavia, se il paragone è fra un pesce pescato in un luogo molto inquinato ed uno allevato in buone condizioni e ben nutrito in acque più pulite è consigliabile propendere per il secondo.
Non esiste quindi una regola assoluta per privilegiare il pesce selvatico o allevato“.
Il pesce proviene dalla zona Atlantico Nord-Orientale – Mare del Nord. Una “buona origine”?
“Il Mare del Nord è un mare abbastanza inquinato, seppur con un grado medio di sostenibilità delle scorte ittiche“.
Quali sono le aree FAO[21] di cattura da prediligere?
“Abitualmente sarebbe preferibile scegliere pesci provenienti da zone quali Tirreno/Mar di Sardegna (Divisione FAO 37.1.3), Ionio (37.2.2) ed Adriatico (37.2.1). Anche se, nell’insieme, la zona FAO “Mediterraneo – Mar Nero” (37) presenta una
pesca poco sostenibile e non è priva di inquinamento. Quanto meno in ogni caso il pesce avrà viaggiato minor tempo e si sosterrà l’economia nazionale“.
Che specie di pesce scegliere?
“In genere quelle locali e di stagione.
Qualche esempio per il pesce di mare:
INVERNO alice, mormora, ombrina, orata, ricciola, sarago pizzuto, scorfano, triglia
PRIMAVERA gallinella, orata, sarago pizzuto, sardina, spigola
ESTATE gallinella, [nasello], mormora, orata, rombo chiodato, rombo liscio, sarago maggiore, sardina, sgombro, sogliole, spigole
AUTUNNO alice, mormora, [nasello], ombrina, ricciola, rombo chiodato, rombo liscio, sarago maggiore, scorfano, sgombro, triglia.
carattere normale = specie selvatiche
corsivo = specie che si possono trovare sia selvatiche che di allevamento
[ ] = da limitare – specie particolarmente sovrasfruttata.
Comunque, rammentare sempre di alternare i vari tipi di pesce considerando che hanno diverse caratteristiche a livello nutrizionale (es. più OMEGA 3 nel pesce azzurro e grasso) ed in termini di possibilità di riscontrare residui di contaminanti (es. maggiori contenuti di MERCURIO in grossi predatori come il tonno, il pesce spada e gli squali, di DIOSSINE/PCB in pesci grassi quali salmone, trota…)”.
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Alcuni APPROFONDIMENTI sostenibilità pesca – stato dei mari/acque
Secondo il rapporto FAO The State of World Fisheries and Aquaculture 2018 (SOFIA)[22]
nel 1974 il pescato a livelli sostenibili era il 90%, nel 2015 il 66,9%.
La pesca meno sostenibile, nello stesso periodo, è passata dall’essere il 10% al 33,1%.
La pesca MENO sostenibile, nel più recente anno osservato, è stata pratica nelle zone:
Mediterraneo e Mar Nero (62,2% di stock ittici sovra-sfruttati) AREA 37
Sud-Est del Pacifico (61,5% di stock ittici sovra-sfruttati) AREA 87
Atlantico Sud-Occidentale (58,8% di stock ittici sovra-sfruttati) AREA 41
Quella PIÙ sostenibile nel:
Pacifico Centro-Orientale, AREA 77
Pacifico Nord-Orientale, AREA 67
Pacifico Nord-Occidentale AREA 61
Pacifico Centro-Occidentale AREA 71
Pacifico Sud-Occidentale AREA 81
In QUESTE aree, gli stock ittici sovra-sfruttati sono compresi fra il 13 ed il 17%.
Le altre zone, nel 2015 presentano dati variabili tra il 21 e il 43%.
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Da una relazione a cura di FAO e GFCM (Food and Agriculture Organization of the United Nations – General Fisheries Commission for the Mediterranean – The State of Mediterranean and Black Sea Fisheries dic. 2018)[23], poi,
emerge che le principali specie ittiche del Mediterraneo e del Mar Nero sono ancora sovra-sfruttate, ma negli ultimi anni si è registrata una leggera diminuzione della pressione di pesca in queste aree.
Dal 2014 al 2016, la riduzione degli stock ittici sovrasfruttati è stata del 10%, passando dall’88% al 78%.
Per poter ampliare il fenomeno e raggiungere la sostenibilità delle risorse ittiche a lungo termine appaiono necessarie misure come la riduzione della pesca, il supporto alla pesca su piccola scala, la diminuzione delle catture accessorie e degli scarti di pesce.
Risultano inoltre indispensabili le zone soggette a restrizioni, in particolare, a difesa degli habitat marini vulnerabili e delle specie più pescate quali ad esempio il nasello europeo (nel Mediterraneo) ed il rombo chiodato (nel Mar Nero). Importanti anche le chiusure temporali dell’attività di pesca per permettere la ricostituzione degli stock ittici, ed i controlli
Oltre che dall’attività di cattura, la sostenibilità della pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero è messa a rischio dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici e dall’introduzione di specie non autoctone.
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Stando ad un recente rapporto della Commissione europea realizzato dal Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (STECF – Scientific, Technical and Economic Committee for Fisheries – 2019), gli stock ittici sovra-sfruttati
nel Mediterraneo-Mar Nero risultano nel 2016 l’87% di quelli oggetto di studio (47 stock)
e nel Nord-Est Atlantico, nell’anno 2017, ca. il 40% (valutazione all’interno di un quadro di campionamento da 64 a 70 stock).
Nel periodo di osservazione 2003-2016, nel Mediterraneo e nel Mar Nero si è registrato un elevato grado di sovra-sfruttamento delle scorte ittiche, ma con una tendenza decrescente dopo il 2011.
Per quanto riguarda l’Atlantico Nord-Orientale, dall’esame dell’intervallo 2003-2017 emerge che lo stato degli stock è migliorato negli ultimi dieci anni, passando dal 75% circa di scorte sovra-sfruttate al 40% ca. (analisi su 64-70 stock), anche se, il tasso di progresso negli ultimi tempi è rallentato.
Gli esperti dello STECF rilevano che i cambiamenti favorevoli verificatisi sembrano insufficienti o troppo lenti affinché sia possibile raggiungere per tutti gli stock, entro il 2020, gli obiettivi di sfruttamento a livelli sostenibili in linea con la politica comune della pesca.
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L’ultimo report dell’Agenzia europea dell’ambiente sullo stato dei mari comunitari (EEA Report No 2/2015 State of Europe’s seas) evidenzia che nonostante alcuni miglioramenti riscontrabili negli ambienti marini – ad esempio
la diminuzione dello sfruttamento delle scorte ittiche nell’Oceano Atlantico Nord-Orientale dal 94% del 2007 al 41% nel 2014,
segnali di ripresa in aree del Baltico e del Mare del Nord dall’eutrofizzazione
ed una generale tendenza al ribasso dei livelli di piombo, lindano PCB e DDT nell’Atlantico Nord-Orientale tra il 1998 ed il 2012 –
i nostri mari sembra non godano di buona salute. Solamente il 9% degli habitat ed il 7% delle specie valutati nell’ambito della Direttiva UE Habitat nel periodo 2007 – 2012 presentano uno stato di conservazione favorevole (66% habitat marini “stato di conservazione sfavorevole” 25% ‘stato sconosciuto’ – specie marine 66% “stato di conservazione sconosciuto”, 27% “stato sfavorevole”).
Varie le pressioni negative sui mari d’Europa, in particolare: pesca eccessiva (il 58% degli stock ittici commerciali europei analizzati non è “sostenibile” – 40% mancanza di dati – Mar Mediterraneo e Mar Nero maggior parte delle scorte sovrasfruttate), inquinamento (di diverso tipo e da varie fonti), cambiamenti climatici, danni al fondo marino ed introduzione di specie non indigene.
Cause ed impatti che, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, dovrebbero essere valutati non solo singolarmente, bensì anche in un’ottica di effetti congiunti sull’ecosistema.
ALCUNI DATI sull’INQUINAMENTO dei “MARI europei”
EUTROFIZZAZIONE
Mar Baltico e Mar Nero, essendo semichiusi ed avendo quindi pochi scambi di acqua esterni, sono i più sensibili all’EUTROFIZZAZIONE. Ovvero, all’arricchimento dell’acqua da parte di sostanze come azoto e fosforo, giunte ad esempio dalle fertilizzazioni e da rifiuti industriali (l’eutrofizzazione impoverisce di ossigeno il mare con ricadute sulla qualità dell’eco-sistema).
Mar Baltico e Mar Nero presentano in generale alti livelli di degrado ambientale dovuti ad elevati carichi di nutrienti e lunghi tempi di permanenza. Come accennato, in alcune aree del Baltico negli ultimi anni è stato registrato qualche miglioramento (soprattutto riduzione degli input). Lievi segnali di ripresa ci sono stati anche per il Mar Nero.
Oceano Atlantico Nord-Orientale
Da un monitoraggio OSPAR 1995-2005, è emerso che fra Mare del Nord e Celtico è la zona Mare del Nord ad essere maggiormente colpita da eutrofizzazione. Con differenze nelle varie zone sono state riscontrate riduzioni di azoto e fosforo nelle acque.
Mar Mediterraneo
Il Mar Mediterraneo mostra generalmente poche sostanze nutritive disciolte nelle acque (è oligotrofico), ma l’arricchimento dei nutrienti rappresenta comunque un problema in alcune zone costiere. Ad esempio nel Mare Adriatico e nel Golfo del Leone.
Mari Europa
Un’analisi dell’EEA sull’eutrofizzazione dei mari europei nel periodo 1985-2012, attraverso misurazioni indirette ha rilevato che nonostante le riduzioni del carico di “nutrienti” nelle acque, le concentrazioni sono rimaste per lo più invariate.
CONTAMINANTI
Più del 90% dei corpi idrici di transizione e costieri in Belgio, Danimarca, Francia del Nord, Paesi Bassi e Svezia è classificato sotto la Direttiva quadro europea sulle acque come povero di sostanze chimiche (EEA, 2012c).
Buono stato raggiunto anche per le acque del Baltico orientale e del Regno Unito occidentale.
VALUTAZIONI ACQUE MARINE da PARTE di STATI MEMBRI nell’AMBITO della MSFD (Marine Strategy Framework Directive):
Baltico
Finlandia non in grado di rilevare stato delle sue acque (sostanze contaminanti sintetiche e non)
Estonia riporta “buono stato” per entrambi i tipi di sostanze
Lituania rileva “stato non buono” per sostanze sintetiche e non.
Oceano Atlantico Nord-Orientale e Mediterraneo
Spesso gli Stati membri segnalano ‘altro’ o ‘sconosciuto”
VALUTAZIONE EEA su otto sostanze pericolose negli organismi marini dei mari europei (EEA, 2015d)
Mercurio, piombo, cadmio, HCB, lindano, PCB, DDT e BAP
prime sette sostanze bandite dall’uso
input fluviali e scarichi diretti di queste sostanze sono diminuiti (OSPAR, 2009b; EEA, 2011b)
Sostanze presenti nella zona costiera e nell’ambiente marino.
CONCENTRAZIONI dei CONTAMINANTI:
HCB e lindano generalmente basse o moderate
cadmio, mercurio, piombo e BAP – moderate
PCB e DDT moderate o alte
TENDENZE 1998/2012
Oceano Atlantico Nord-Orientale – generale tendenza diminuzione piombo, lindano, PCB e DDT
Mediterraneo – inclinazione al rialzo mercurio e piombo
Tutti i mari europei – BAP (Benzo(a)pirene), prevalentemente con stazionaria o decrescente tendenza
75 casi su 5 143 limiti alimentari superati.
Di questi 75, solamente 3 erano nel pesce (platessa). Il resto nelle cozze.
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TBT (Tributilstagno) usato in alcune particolari vernici per le imbarcazioni – in graduale diminuzione di uso – riduzione concentrazioni di TBT nelle acque marine.
L’agenzia europea dell’ambiente conclude che i mari europei sono produttivi, ma non sani e puliti[24].
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Un altro rapporto dell’EEA, questa volta sullo stato delle acque europee (EEA Report No 7/2018 European waters Assessment of status and pressures 2018), mette in luce che nel periodo 2010-2015 (alcune analisi fino al 2012/2013) solo
il 40% circa delle acque superficiali (fiumi, laghi, acque di transizione e costiere) monitorate era in buono o alto stato ecologico o potenziale,
il 38% in buono stato chimico (le acque sotterranee presentavano invece generalmente una situazione migliore).
In laghi ed acque costiere lo stato ecologico è risultato superiore rispetto a quello di fiumi ed acque di transizione.
Frequentemente il mancato raggiungimento di un buono stato chimico è dovuto alla presenza di sostanze come il mercurio.
Secondo EEA, gli Stati membri hanno compiuto sforzi notevoli per migliorare la qualità dell’acqua. Tuttavia, i progressi sono generalmente riscontrabili su singoli elementi di qualità o sostanze inquinanti e spesso non si traducono in stato complessivo migliorato. Forse ciò avverrà su un più ampio periodo[25].
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MICROPLASTICHE – FAO The State of World Fisheries and Aquaculture 2018 (SOFIA)
Stando a quanto riportato in SOFIA 2018, “l’Oceano Pacifico, il Golfo del Bengala e il Mar Mediterraneo hanno probabilmente le più alte concentrazioni di microplastiche (GESAMP, 2015, 2016)”.
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“Reti da traino”: un metodo con forte impatto ambientale?
“Sì. Questa tecnica di pesca, che prevede l’utilizzo di reti da strascico che vengono trainate sul fondo del mare grazie alla potenza di grosse imbarcazioni, crea danni e ripercussioni importanti sull’ambiente marino.
Sarebbe meglio scegliere pesce catturato con metodi meno invasivi quali ami, nasse, reti da imbocco o da circuizione“.
Quali sono gli additivi che possono essere usati nel pesce non trasformato? Andrebbero evitati?
“Gli additivi alimentari vengono a volte aggiunti al pesce, sia fresco che congelato/surgelato, soprattutto per rallentarne il deperimento.
Nei pesci non lavorati si possono utilizzare gli ASCORBATI ed i CITRATI (da E300 a E302 e da E330 a E333), ovvero, antiossidanti e correttori di acidità. Sostanze presenti anche in natura (bensì in forma diversa) e che sono generalmente innocue e sicure.
Nei filetti di pesce congelati e surgelati, poi, è possibile trovare i POLIFOSFATI (E452), additivi usati poiché in grado di trattenere acqua e quindi fare pesare di più il prodotto. Meglio scansarli. L’etichetta ci aiuta, per legge è obbligatorio riportarli.
Da ricordare che:
– gli additivi andrebbero adoperati se necessario e in maniera responsabile
– gli additivi vanno indicati sull’etichetta del pesce tranne quando sono stati impiegati come coadiuvanti tecnologici
– il Regolamento (UE) N. 1169/2011 obbliga la specificazione di determinati ingredienti o coadiuvanti tecnologici usati nella fabbricazione/preparazione dell’alimento laddove essi possano provocare allergie o intolleranze. Ciò vale se tali sostanze si ritrovano nel prodotto finito. Un caso tipico è rappresentato dai SOLFITI (se in concentrazioni superiori a 10 mg/kg-litro), aggiunti spesso ai crostacei come gamberi, gamberetti ecc, per non farli annerire, ma non al pesce (fanno eccezione i pesci delle specie gadidi salati essiccati)
– gli additivi consentiti nel pesce TRASFORMATO sono di più e diversi rispetto a quelli permessi nel pesce non trasformato
– in generale meno additivi ci sono nel pesce, meglio è“[26].
ALCUNE altre INFORMAZIONI in ETICHETTA
MARCHIO di IDENTIFICAZIONE CE[27]
Il codice ISO NL indica che lo stabilimento di produzione del pesce si trova nei Paesi Bassi.
NOME o RAGIONE SOCIALE ed INDIRIZZO dell’OPERATORE del SETTORE ALIMENTARE RESPONSABILE delle INFORMAZIONI sugli ALIMENTI
ovvero di colui “con il cui nome o con la cui ragione sociale è commercializzato il prodotto o, se tale operatore non è stabilito nell’Unione, l’importatore nel mercato dell’Unione” (Reg. (UE) N. 1169/2011– artt. 8 – 9.1 h) [28].
STABILIMENTO di PRODUZIONE o di CONFEZIONAMENTO – normativa italiana
“La sede dello stabilimento di produzione o, se diverso, di confezionamento… è identificata dalla località e dall’indirizzo dello stabilimento …”.
cfr.
DECRETO LEGISLATIVO 15 settembre 2017, n. 145 Disciplina dell’indicazione obbligatoria nell’etichetta della sede e dell’indirizzo dello stabilimento di produzione o, se diverso, di confezionamento, ai sensi dell’articolo 5 della legge 12 agosto 2016, n. 170 – Legge di delegazione europea 2015. (17G00158) (GU Serie Generale n.235 del 07-10-2017)
fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
NON si APPLICA per i prodotti alimentari preimballati “fabbricati o commercializzati in un altro Stato membro dell’Unione europea
o in Turchia
o fabbricati in uno Stato membro dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA), parte contraente dell’Accordo sullo Spazio economico europeo (SEE)”.
Nel caso di etichettatura in esame il pesce è prodotto in uno Stato Ue diverso dall’Italia, pertanto, l’indicazione dello stabilimento appare un’informazione fornita su base volontaria. Se il pesce fosse stato fabbricato/confezionato nel nostro paese la specifica dello stabilimento di produzione o confezionamento sarebbe comunque non obbligatoria in quanto il prodotto riporta già il marchio di identificazione (quindi lo stabilimento di produzione), una delle condizioni che permette l’omissione dell’indicazione dello stabilimento di produzione o di confezionamento.
TERMINE MINIMO di CONSERVAZIONE
“L’ indicazione della DATA di CONSERVAZIONE minima deve essere corredata
dell’indicazione del periodo in cui i surgelati possono essere immagazzinati presso il destinatario
e dell’indicazione della temperatura di conservazione
e/o dell’attrezzatura richiesta per la conservazione”[29].
DATA di CONGELAMENTO
Il REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 prevede che per “carne, preparazioni a base di carne e prodotti non trasformati a base di pesce congelati”, vada indicata “la data di congelamento o la data del primo congelamento per i prodotti che sono stati congelati più di una volta […]”[30].
NUMERO LOTTO
Per legge, “l’etichettatura di qualsiasi alimento surgelato deve recare un’indicazione che permetta di individuare la partita”[31].
NON RICONGELARE
“L’etichettatura di qualsiasi alimento surgelato deve recare una chiara avvertenza del tipo non ricongelare dopo scongelamento (art. 8 Direttiva 89/108/CEE cfr. anche art.8 D .Lgs 110/92 ).
Contestualmente, la normativa orizzontale europea (Reg. (UE) N. 1169/2011) prevede di indicare sulle etichette degli alimenti
le condizioni particolari di conservazione e/o d’impiego;
le istruzioni per l’uso, nei casi in cui la loro omissione renderebbe difficile un utilizzo adeguato dell’alimento [REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 art. 9 g) j) – artt. 25 e 27][32].
VALORI NUTRIZIONALI[33]
La platessa ha poche calorie, un basso contenuto di grassi (che sono per lo più insaturi, “grassi buoni”), è priva di carboidrati, fibre ed apporta una buona quantità di proteine.
Questo tipo di pesce contiene inoltre normalmente significative dosi di Potassio, Fosforo, Iodio, Selenio, di alcune vitamine del gruppo B (B1, B2, B3, B6, B12) e di vitamina D.
Basso il contenuto di sale.
Riassumendo… QUALE dallo SCAFFALE? – Come scegliere il pesce?
[1]
FAO. 2018. The State of World Fisheries and Aquaculture 2018 – Meeting the sustainable development goals. Rome. Licence: CC BY-NC-SA 3.0 IGO.
fonte: FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations)
NOTA per i riferimenti citati
*Il termine “PESCE” indica pesci, crostacei, molluschi ed altri animali acquatici.
Sono esclusi mammiferi acquatici, rettili, alghe ed altre piante acquatiche.
Consumo apparente (non equivale all’assunzione poiché ad esempio potrebbero esserci degli scarti a livello domestico) – I dati di utilizzo 2015-2017 sono preliminari.
“Il pianeta si sta avvicinando al ‘picco produttivo di pesce’? Non ancora, dice uno studio della FAO” – 9 luglio 2018
fonte: FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) 2018
cfr. anche
FAO. 2016. The State of World Fisheries and Aquaculture 2016.Contributing to food security and nutrition for all. Rome. 200 pp.
fonte: FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations)
EFSA – Statement on the benefits of fish/seafood consumption compared to the risks of methylmercury in fish/seafood – EFSA Journal 2015
fonte: EFSA Journal
Indicazioni nutrizionali e sulla salute (claim) – Ministero della Salute
fonte: Ministero della Salute
REGOLAMENTO (CE) N. 1924/2006 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 20 dicembre 2006 relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (UE) N. 440/2011 DELLA COMMISSIONE del 6 maggio 2011 concernente l’autorizzazione e il rifiuto dell’autorizzazione di alcune indicazioni sulla salute fornite sui prodotti alimentari e che si riferiscono allo sviluppo e alla salute dei bambini
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (UE) N. 432/2012 DELLA COMMISSIONE del 16 maggio 2012 relativo alla compilazione di un elenco di indicazioni sulla salute consentite sui prodotti alimentari, diverse da quelle facenti riferimento alla riduzione dei rischi di malattia e allo sviluppo e alla salute dei bambini
fonte: EUR-Lex
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fonte: PubMed
[9]
“Per ALIMENTO NON TRASFORMATO s’intende un alimento che non ha subito un trattamento che abbia determinato un mutamento sostanziale del suo stato iniziale;
a questo riguardo, le seguenti operazioni non sono considerate come determinanti un mutamento sostanziale: divisione, separazione, scissione, disossamento, tritatura, scuoiatura, sbucciatura, pelatura, frantumazione, taglio, pulitura, decorazione, surgelazione, congelazione, refrigerazione, macinatura, sgusciatura, imballaggio o disimballaggio”.- cfr. art. 3, comma 2, lettera d) del Reg. (CE) n. 1333/2008.
“PRODOTTI NON TRASFORMATI: prodotti alimentari non sottoposti a trattamento, compresi prodotti che siano stati divisi, separati, sezionati, affettati, disossati, tritati, scuoiati, frantumati, tagliati, puliti, rifilati, decorticati, macinati, refrigerati, congelati, surgelati o scongelati”. cfr. art. 2, comma 1, lettera n) del Reg. (CE) n. 852/2004“
PRODOTTI TRASFORMATI: prodotti alimentari ottenuti dalla trasformazione di prodotti non trasformati. Tali prodotti possono contenere ingredienti necessari alla loro lavorazione o per conferire loro caratteristiche specifiche”. cfr. art. 2, comma 1, lettera o) del Reg. (CE) n. 852/2004
fonte: EUR-Lex
[10]
Definizione ALIMENTO PREIMBALLATO cfr. Reg. (Ue) n. 1169/2011 articolo 2, comma 2, lettera e“«alimento preimballato»: l’unità di vendita destinata a essere presentata come tale al consumatore finale e alle collettività, costituita da un alimento e dall’imballaggio in cui è stato confezionato prima di essere messo in vendita, avvolta interamente o in parte da tale imballaggio, ma comunque in modo tale che il contenuto non possa essere alterato senza aprire o cambiare l’imballaggio; «alimento preimballato» non comprende gli alimenti imballati nei luoghi di vendita su richiesta del consumatore o preimballati per la vendita diretta”
cfr. anche
Definizione ALIMENTI NON PREIMBALLATI – cfr. Reg. (UE) n. 1169/2011 art. 44, comma 1,
“…alimenti offerti in vendita al consumatore finale o alle collettività senza preimballaggio oppure imballati sui luoghi di vendita su richiesta del consumatore o preimballati per la vendita diretta”
fonte: EUR-Lex
[11]
cfr.
principale normativa di riferimento a livello europeo
REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (UE) N. 1379/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO,dell’11 dicembre 2013 relativo all’organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura, recante modifica ai regolamenti (CE) n. 1184/2006 e (CE) n. 1224/2009 del Consiglio e che abroga il regolamento (CE) n. 104/2000 del Consiglio
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (CE) N. 1333/2008 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 16 dicembre 2008 relativo agli additivi alimentari
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (CE) N. 853/2004 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 29 aprile 2004che stabilisce norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (CEE) N.1536/92 DEL CONSIGLIO del 9 giugno1992 che stabilisce norme comuni di commercializzazione per le conserve di tonno e di palamita
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (CEE) N. 2136/89 DEL CONSIGLIO del 21 giugno 1989 che stabilisce norme comuni di commercializzazione per le conserve di sardine
fonte: EUR-Lex
principale normativa di riferimento italiana
DECRETO LEGISLATIVO 15 dicembre 2017, n. 231 Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori e l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del medesimo regolamento (UE) n. 1169/2011 e della direttiva 2011/91/UE, ai sensi dell’articolo 5 della legge 12 agosto 2016, n. 170 «Legge di delegazione europea 2015». (18G00023) (GU Serie Generale n.32 del 08-02-2018
fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
cfr. anche
[DECRETO LEGISLATIVO 27 gennaio 1992, n. 109
Attuazione delle direttive n. 89/395/CEE e n. 89/396/CEE concernenti l’etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari
fonte: Aesinet]
[12]
cfr.
Tabelle di composizione degli alimenti CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria)
fonte: Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione CREA
cfr.
DIRETTIVA DEL CONSIGLIO del 21 dicembre 1988 per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri sugli alimenti surgelati destinati all’alimentazione umana (89/108/CEE)
fonte: EUR-Lex
DECRETO LEGISLATIVO 27 gennaio 1992, n. 110 Attuazione della direttiva n. 89/108/CEE in materia di alimenti surgelati destinati all’alimentazione umana. (GU Serie Generale n.39 del 17-02-1992 – Suppl. Ordinario n. 31)
fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione
fonte: EUR-Lex
[14]
INFORMAZIONI AL CONSUMATORE per un corretto impiego di pesce e cefalopodi Decreto del Ministro della salute 17 luglio 2013 (GU n.187 del 10.8.2013) – Ministero della Salute, Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione
fonte: Ministero della Salute
[15]
approfondimenti
“L’EFSA valuta la presenza di parassiti nel pesce” – 10/04/2010
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
EFSA Scientific Opinion on risk assessment of parasites in fishery products – EFSA Journal 2010
fonte: EFSA Journal
[16]
cfr.
Tabelle di composizione degli alimenti CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria)
fonte: Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione CREA
cfr. anche
Banca Dati di Composizione degli Alimenti per Studi Epidemiologici in Italia a cura di Gnagnarella P, Salvini S, Parpinel M. Versione 1.2015 Website http://www.bda-ieo.it/
fonte: BDA-IEO (Banca Dati di Composizione degli Alimenti per Studi Epidemiologici in Italia – Istituto Europeo di Oncologia)
[17]
approfondimenti
“Assessment of the incidents of histamine intoxication in some EU countries“- European Food Safety Authority (EFSA) 2017 doi:10.2903/sp.efsa.2017.EN-1301
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
“La conservazione del pesce nella vendita al dettaglio: l’EFSA fornisce consigli sulla temperatura“– 1 luglio 2015
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
EFSA –“Scientific and technical assistance on the evaluation of the temperature to be applied to pre-packed fishery products at retail level”– EFSA Journal 01/07/2015
fonte: EFSA Journal
[18]
approfondimenti
AFFUMICATURA A CALDO/A FREDDO
Lebow NK, DesRocher LD, Younce FL, Zhu MJ, Ross CF, Smith DM – Influence of High-Pressure Processing at Low Temperature and Nisin on Listeria innocua Survival and Sensory Preference of Dry-Cured Cold-Smoked Salmon – J Food Sci. 2017 Dec;82(12):2977-2986. doi: 10.1111/1750-3841.13957. Epub 2017 Oct 30. PubMed PMID: 29083492.
fonte: PubMed
Sikorski ZE, Kałodziejska I – Microbial risks in mild hot smoking of fish – Crit Rev Food Sci Nutr. 2002 Jan;42(1):35-51. Review. PubMed PMID: 11833636.
fonte: PubMed
Rørvik LM – Listeria monocytogenes in the smoked salmon industry – Int J Food Microbiol. 2000 Dec 20;62(3):183-90. Review. PubMed PMID: 11156261.
fonte: PubMed
IPA
“Parere dell’EFSA in merito a indicatori atti ad attestare la presenza e la tossicità di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) negli alimenti”- 04/08/2008
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
EFSA – “Polycyclic Aromatic Hydrocarbons in Food [1] – Scientific Opinion of the Panel on Contaminants in the Food Chain” – Efsa Journal 04/08/2008
fonte: EFSA Journal
Slámová T, Fraňková A, Hubáčková A, Banout J – Polycyclic aromatic hydrocarbons in Cambodian smoked fish – Food Addit Contam Part B Surveill. 2017 Dec;10(4):248-255. doi: 10.1080/19393210.2017.1342700. Epub 2017 Jul 3. PubMedPMID: 28618850.
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fonte: PubMed
Essumang DK, Dodoo DK, Adjei JK – Effect of smoke generation sources and smoke curing duration on the levels of polycyclic aromatic hydrocarbon (PAH) in different suites of fish – Food Chem Toxicol. 2013 Aug;58:86-94. doi: 10.1016/j.fct.2013.04.014. Epub 2013 Apr 18. PubMed PMID: 23603007.
fonte: PubMed
NITRITI-NITRATI-NITROSAMMINE
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fonte: IARC
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Scanlan R.A. – Formation and occurrence of nitrosamines in food – Cancer Res. 1983 May;43(5 Suppl):2435s-2440s
fonte: PubMed
[19]
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Tabelle di composizione degli alimenti CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria)
fonte: Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione CREA
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approfondimenti
PESCE SELVATICO ed ALLEVATO
Grigorakis K. – Fillet proximate composition, lipid quality, yields, and organoleptic quality of Mediterranean-farmed marine fish: A review with emphasis on new species – Crit Rev Food Sci Nutr. 2017 Sep 22;57(14):2956-2969. doi:10.1080/10408398.2015.1081145. Review. PubMed PMID: 26472703.
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Sales, James. (2010) – Quantification of the Differences in Flesh Fatty Acid Components between Farmed and Wild Fish. Journal of Aquatic Food Product Technology – 19. 298-309. 10.1080/10498850.2010.519861.
fonte: ResearchGate
Young K. – Omega-6 (n-6) and omega-3 (n-3) fatty acids in tilapia and human health: a review – Int J Food Sci Nutr. 2009;60 Suppl 5:203-11. doi:10.1080/09637480903140503. Review. PubMed PMID: 19757249.
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Orban, Elena & Nevigato, T & Di Lena, Gabriella & Casini, I & Marzetti, A. (2003). – Differentiation in the Lipid Quality of Wild and Farmed Seabass (Dicentrarchus labrax) and Gilthead Sea Bream (Sparus aurata) – Journal of Food Science. 68. 128 – 132. 10.1111/j.1365-2621.2003.tb14127.x.
fonte: ResearchGate
Grigorakis Kriton, N. Alexis Maria, Taylor K.D.A., Hole Michael – Comparison of wild and cultured gilthead sea bream (Sparus aurata); Composition, appearance and seasonal variations – International Journal of Food Science & Technology 37(5):477 – 484 · June 2002 DOI: 10.1046/j.1365-2621.2002.00604.x
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Parere dell’EFSA sulla sicurezza e sull’apporto nutrizionale dei pesci selvatici e dei pesci di allevamento – 2005
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
ACQUACOLTURA e sostenibilità
Jillian P. Fry, David C. Love, Graham K. MacDonald, Paul C. West, Peder M. Engstrom, Keeve E. Nachman, Robert S. Lawrence – Environmental health impacts of feeding crops to farmed fish – Environment International,Volume 91, 2016, Pages 201-214, ISSN 0160-4120, https://doi.org/10.1016/j.envint.2016.02.022.
fonte: ScienceDirect
Little DC, Newton RW, Beveridge MC – Aquaculture: a rapidly growing and significant source of sustainable food? Status, transitions and potential – Proc Nutr Soc. 2016 Aug;75(3):274-86. doi: 10.1017/S0029665116000665. Review. PubMedPMID: 27476856.
fonte: PubMed
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FAO – Elenco zone, sottozone e divisioni di pesca FAO
Global map of FAO Major Fishing Areas
fonte: FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations)
Global map Gobal map of FAO Major Fishing Areas with insets of areas 27 and 37 (related to european regulation no. 1379/2013)
fonte: FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations)
List of FAO Major Fishing Areas
fonte: FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations)
[22]
FAO. 2018. The State of World Fisheries and Aquaculture 2018 (SOFIA)- Meeting the sustainable development goals. Rome. Licence: CC BY-NC-SA 3.0 IGO.
fonte: FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations)
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cfr.
“Un nuovo rapporto FAO fa ben sperare per la pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero” – Comunicato stampa FAO 11/12/2018
fonte: FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations)
FAO. 2018. The State of Mediterranean and Black Sea Fisheries. General Fisheries Commission for the Mediterranean. Rome.172pp.
fonte: FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations)
[24]
EEA Report No 2/2015 State of Europe’s seas
fonte: EEA (European Environment Agency – Agenzia europea dell’ambiente AEA)
cfr. anche per laghi, fiumi, acque costiere e di transizione
EEA – “Le acque europee diventano più pulite, ma rimangono ancora grandi problemi da risolvere” – 03/07/2018
fonte: EEA (European Environment Agency – Agenzia europea dell’ambiente AEA)
EEA Report No 7/2018 European waters Assessment of status and pressures 2018
fonte: EEA (European Environment Agency – Agenzia europea dell’ambiente AEA)
———————————————
European commission – COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS An Action Plan for nature, people and the economy {SWD(2017) 139 final} Brussels, 27.4.2017 COM(2017) 198 final
fonte: European commission
European commission – Our Oceans, Seas and Coasts – Legislation: the Marine Directive
fonte: European commission
[25]
EEA – “Le acque europee diventano più pulite, ma rimangono ancora grandi problemi da risolvere” – 03/07/2018
fonte: EEA (European Environment Agency – Agenzia europea dell’ambiente AEA)
EEA Report No 7/2018 European waters Assessment of status and pressures 2018
fonte: EEA (European Environment Agency – Agenzia europea dell’ambiente AEA)
[26]
approfondimenti
ADDITIVI ALIMENTARI“
“ADDITIVI ALIMENTARI” Efsa
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
“ADDITIVI ALIMENTARI” Ministero della Salute
fonte: Ministero della Salute
“NORMATIVA ADDITIVI ALIMENTARI” Ministero della Salute
fonte: Ministero della Salute
ACIDO ASCORBICO (E300) – SODIO ASCORBATO (E301) – CALCIO ASCORBATO (E302)
Re-evaluation of ascorbic acid, sodium ascorbate and calcium ascorbate as food additives – EFSA Journal 6 May 2015
fonte: EFSA Journal
cfr. Riesame degli additivi alimentari – Quadro UE – Calendario UE per il riesame di taluni additivi alimentari (regolamento UE 257/2010)
Register of questions Efsa
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
ACIDO CITRICO (E330)
“Re-evaluation of E330 Citric acid, 2-hydroxy-1,2,3-propanetricarboxylic acid, β-Hydroxytricarballytic acid” Efsa – 07/05/2019 in corso
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
cfr. Riesame degli additivi alimentari – Quadro UE – Calendario UE per il riesame di taluni additivi alimentari (regolamento UE 257/2010)
Register of questions Efsa
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
SODIUM CITRATE (E331)
“Re-evaluation of E331 (i) Monosodium citrate, Monosodium salt of 2-hydroxy-1,2,3-propanetricarboxylic acid” Efsa – 07/05/2019 in corso
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
“Re-evaluation of E331 (ii) Disodium citrate, Disodium salt of 2-hydroxy-1,2,3-propanetricarboxylic acid, Disodium salt of citric acid with 1,5 molecules of water” Efsa – 07/05/2019 in corso
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
“Re-evaluation of E331 (iii) Trisodium citrate, Trisodium salt of 2-hydroxy-1,2,3-propanetricarboxylic acid, Trisodium salt of citric acid, in anhydrous, dihydrate or pentahydrate form” Efsa – 07/05/2019 in corso
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
cfr. Riesame degli additivi alimentari – Quadro UE – Calendario UE per il riesame di taluni additivi alimentari (regolamento UE 257/2010)
Register of questions Efsa
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
POTASSIUM CITRATE (E332)
“Re-evaluation of E332 (i) Monopotassium citrate, Monopotassium salt of 2-hydroxy-1,2,3-propanetricarboxylic acid, Anhydrous monopotassium salt of citric acid” Efsa – 07/05/2019 in corso
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
“Re-evaluation of E332 (ii) Tripotassium citrate, Tripotassium salt of 2-hydroxy-1,2,3-propanetricarboxylic acid, Monohydrated tripotassium salt of citric acid” Efsa – 07/05/2019 in corso
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
cfr.
Riesame degli additivi alimentari – Quadro UE – Calendario UE per il riesame di taluni additivi alimentari (regolamento UE 257/2010)
Register of questions Efsa
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
CALCIUM CITRATE (E333)
“Re-evaluation of E333 (i) Monocalcium citrate, Monocalcium salt of 2-hydroxy-1,2,3-propanetricarboxylic acid, Monohydrate monocalcium salt of citric acid” Efsa – 07/05/2019 in corso
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
“Re-evaluation of E333 (ii) Dicalcium citrate, Dicalcium salt of 2-hydroxy-1,2,3-propanetricarboxylic acid, Trihydrated dicalcium salt of citric acid” Efsa – 07/05/2019 in corso
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
“Re-evaluation of E333 (iii) Tricalcium citrate, Tricalcium salt of 2-hydroxy-1,2,3-propanetricarboxylic acid, Tetrahydrated tricalcium salt of citric acid” Efsa – 07/05/2019 in corso
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
cfr. Riesame degli additivi alimentari – Quadro UE – Calendario UE per il riesame di taluni additivi alimentari (regolamento UE 257/2010)
Register of questions Efsa
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
POLIFOSFATI
“Re-evaluation of E452 (i) Sodium polyphosphate” Efsa – 07/05/2019 completata, in attesa di pubblicazione
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
“Re-evaluation of E452 (ii) Potassium polyphosphate” Efsa – 07/05/2019 completata, in attesa di pubblicazione
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
“Re-evaluation of E452 (iii) Sodium calcium polyphosphate” Efsa – 07/05/2019 completata, in attesa di pubblicazione
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
“Re-evaluation of E452 (iv) Calcium polyphosphate” Efsa – 07/05/2019 completata, in attesa di pubblicazione
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
cfr. Riesame degli additivi alimentari – Quadro UE – Calendario UE per il riesame di taluni additivi alimentari (regolamento UE 257/2010)
Register of questions Efsa
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
SOLFITI (Anidride solforosa e solfiti)
EFSA – “Necessari maggiori dati sui solfiti per “confermarne appieno” la sicurezza” – 14 aprile 2016
fonte: EFSA (European Food Safety Authority)
EFSA – “Scientific Opinion on the re-evaluation of sulfur dioxide (E 220), sodium sulfite (E 221), sodium bisulfite (E 222), sodium metabisulfite (E 223), potassium metabisulfite (E 224), calcium sulfite (E 226), calcium bisulfite (E 227) and potassium bisulfite (E 228) as food additives” – EFSA Journal 14 April 2016
fonte: EFSA Journal
cfr. anche
REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione
fonte: EUR-Lex
[27]
cfr.
REGOLAMENTO (CE) N. 853/2004 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 29 aprile 2004 che stabilisce norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale
fonte: EUR-Lex
Codici ISO e ISTAT dei paesi esteri – Ministero della Salute
fonte: Ministero della Salute
[28]
REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione – artt. 8 – 9.1 h
fonte: EUR-Lex
[29]
DIRETTIVA DEL CONSIGLIO del 21 dicembre 1988 per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri sugli alimenti surgelati destinati all’alimentazione umana (89/108/CEE) – art. 8
fonte: EUR-Lex
cfr. anche
DECRETO LEGISLATIVO 27 gennaio 1992, n. 110 Attuazione della direttiva n. 89/108/CEE in materia di alimenti surgelati destinati all’alimentazione umana. (GU Serie Generale n.39 del 17-02-1992 – Suppl. Ordinario n. 31) – art. 8
fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione – art. art. 24 – All. X
fonte: EUR-Lex
[30]
REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione – art.10 – All. III punto 6 – All. X punto 3)
fonte: EUR-Lex
[31]
DIRETTIVA DEL CONSIGLIO del 21 dicembre 1988 per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri sugli alimenti surgelati destinati all’alimentazione umana (89/108/CEE) – art. 8
fonte: EUR-Lex
cfr. anche
DECRETO LEGISLATIVO 27 gennaio 1992, n. 110 Attuazione della direttiva n. 89/108/CEE in materia di alimenti surgelati destinati all’alimentazione umana. (GU Serie Generale n.39 del 17-02-1992 – Suppl. Ordinario n. 31) – art. 8
fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
DECRETO LEGISLATIVO 15 dicembre 2017, n. 231 Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori e l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del medesimo regolamento (UE) n. 1169/2011 e della direttiva 2011/91/UE, ai sensi dell’articolo 5 della legge 12 agosto 2016, n. 170 «Legge di delegazione europea 2015». (18G00023) (GU Serie Generale n.32 del 08-02-2018 – art. 17
fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
DIRETTIVA 2011/91/UE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 13 dicembre 2011 relativa alle diciture o marche che consentono di identificare la partita alla quale appartiene una derrata alimentare (codificazione) (Testo rilevante ai fini del SEE)
fonte: EUR-Lex
[32]
DIRETTIVA DEL CONSIGLIO del 21 dicembre 1988 per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri sugli alimenti surgelati destinati all’alimentazione umana (89/108/CEE) – art. 8
fonte: EUR-Lex
cfr. anche
DECRETO LEGISLATIVO 27 gennaio 1992, n. 110 Attuazione della direttiva n. 89/108/CEE in materia di alimenti surgelati destinati all’alimentazione umana. (GU Serie Generale n.39 del 17-02-1992 – Suppl. Ordinario n. 31) – art. 8
fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione – art. 9 g) j) – artt. 25 e 27
fonte: EUR-Lex
[33]
cfr.
REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione – artt. 29-35
fonte: EUR-Lex
[34]
cfr.
PLATESSA
Tabelle di composizione degli alimenti danesi DTU (Danmarks Tekniske Universitet)
Plaice, raw Pleuronectes platessa
fonte: DTU Fødevareinstituttet
Karl, Horst & Manthey‐Karl, Monika & Ostermeyer, Ute & Lehmann, Ines & Wagner, Hubertus. (2013) – Nutritional composition and sensory attributes of Alaskan flatfishes compared to plaice (Pleuronectes platessa) – International Journal of Food Science & Technology. 48. 10.1111/ijfs.12048
fonte: ResearchGate
per altri approfondimenti
ISMEA “Pesca e acquacoltura”
fonte: Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare)
ETICHETTATURA ALIMENTARE – Ministero dello sviluppo economico
fonte: Ministero dello sviluppo economico
DECRETO LEGISLATIVO 15 dicembre 2017, n. 231 Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori e l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del medesimo regolamento (UE) n. 1169/2011 e della direttiva 2011/91/UE, ai sensi dell’articolo 5 della legge 12 agosto 2016, n. 170 «Legge di delegazione europea 2015». (18G00023) (GU Serie Generale n.32 del 08-02-2018
fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (CE) N. 178/2002 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 28 gennaio 2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare
fonte: EUR-Lex
DECRETO LEGISLATIVO 27 gennaio 1992, n. 109
Attuazione delle direttive n. 89/395/CEE e n. 89/396/CEE concernenti l’etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari
fonte: Aesinet
BIOLOGICO
REGOLAMENTO (UE) 2018/848 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 30 maggio 2018 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio – si applica a decorrere dal 1° gennaio 2021
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (CE) N. 1235/2008 DELLA COMMISSIONE dell’8 dicembre 2008 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio per quanto riguarda il regime di importazione di prodotti biologici dai paesi terzi
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (CE) N. 889/2008 DELLA COMMISSIONE del 5 settembre 2008 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli
fonte: EUR-Lex
REGOLAMENTO (CE) N. 834/2007 DEL CONSIGLIO del 28 giugno 2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CEE) n. 2092/91
fonte: EUR-Lex
DECRETO 18 luglio 2018 Disposizioni per l’attuazione dei regolamenti (CE) n. 834/2007 e n. 889/2008 e loro successive modifiche e integrazioni, relativi alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici. Abrogazione e sostituzione del decreto n. 18354 del 27 novembre 2009. (Decreto n. 6793). (18A05693) (GU Serie Generale n.206 del 05-09-2018)
fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
nota per le normative citate: “ed eventuali successive modifiche ed integrazioni”
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